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Dante Alighieri nacque tra maggio e giugno 1265 in una famiglia mercantile della nobiltà cittadina di Firenze. Il padre praticava il mestiere di cambiavalute, tuttavia le sue origini nobili risalivano ad un trisavolo, Cacciaguida, morto in una Crociata.
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Da questo momento iniziò la graduale presa di potere da parte dei professionisti che facevano parte delle Corporazioni delle Arti e dei Mestieri, a discapito dei magnati, i membri dell'aristocrazia.
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Le tensioni tra guelfi, a favore del papa, e ghibellini, a favore dell'imperatore, scaturirono in una battaglia nella quale combattè anche Dante sotto l'insegna del guelfismo. La vittoria di Firenze sancì la definitiva vittoria di quest'ultimo, all'interno del quale nacquero due nuove fazioni: i Bianchi (di cui faceva parte Dante), capeggiati dai Cerchi, e i Neri, capeggiati dai Donati, che simpatizzavano maggiormente con il papa.
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Con il provvedimento di Giano della Bella fu consentito ai nobili di accedere alla politica mediante l'iscrizione ad una Corporazione delle Arti.
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Tutti poterono iscriversi alle Arti mediante pagamento. Ciò offrì a Dante la possibilità di una carriera politica: si unì all'Arte dei Medici e Speziali.
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Durante il priorato di Dante Firenze instaurò un rapporto di utilità reciproca con il Papato. I fiorentini riscuotevano le imposte papali e in compenso guadagnavano sia economicamente che con il supporto di papa Bonifacio VIII.
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Durante l'assenza di Dante da Firenze, questa fu conquistata dai guelfi neri, mentre i bianchi vennero cacciati. Dante non potè più fare ritorno e fu condannato all'esilio e alla damnatio memoriae.
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Vigendo il cesaro-papismo, la principale forza politica non era dell'imperatore, ma del papa. In quanto guelfo bianco, Dante riteneva lecito che il papato avesse un potere limitato rispetto all'indipendenza di Firenze. Nonostante ciò, richiese il suo aiuto contro Carlo di Valois, ma fu aspramente respinto. Questo gli assicurò un posto nel Girone dei simoniaci dell'Inferno.