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Nasce a Certaldo o a Firenze da una relazione illegittima del mercante Boccaccino di Chellino
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Non sappiamo nulla di questo periodo. Lo stesso poeta costruì molte invenzioni letterarie sugli inizi della propria vita, fra tutte quella di una nascita a Parigi da una nobildonna o addirittura da una figlia del re di Francia. Anche se figlio illegittimo, il padre lo accoglie nella casa di Firenze e lo riconosce già prima di sposare, nel 1320 circa, una certa Margherita de' Mardoli.
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Borgo medievale sul fiume Elsa, da qui ha origine la famiglia del padre e dove diversi indizi fanno ritenere sia nato il poeta
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È a Napoli con il padre, socio della compagnia dei Bardi principale sostegno finanziario della corte angioina, per fare pratica bancaria e mercantile.
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Anni decisivi per la formazione umana e letteraria. Il poeta avverte di non essere portato per l'attività paterna e neanche per gli studi di diritto canonico verso cui, in alternativa, lo vorrebbe indirizzare il genitore. A Napoli vive spensierato e intensamente, la presenza di fiorentini illustri in città (N. Acciaiuoli, C. da Pistoia) gli permette di accedere nell'ambiente della nobiltà; molto vivace e spregiudicato, esso è aperto alle influenze culturali francesi e ai temi cortesi
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Giovanni mostra grande interesse per la vita culturale della città (letteratura cortese, cultura latina, erudizione storica e mitologica). Nello stesso tempo apprezza molto la "dolce vita" delle brigate giovanili, tra amene villeggiature e amori frivoli e appassionati.
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Il padre lavora a Napoli sino al 1332, poi si trasferisce a Parigi. Il poeta, godendo della florida situazione economica del genitore, non ha alcun ineresse per il commercio e lo studio del diritto
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Poemetto di diciotto canti che riprende l'elogio-rassegna in cui compaiono le più belle donne della società-bene napoletana
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Poema in ottave ispirato al "ciclo troiano", un repertorio di storie a cui attingevano i romanzi francesi. Narra l'infelice storia di Troilo, figlio di Priamo, che abbandonato e tradito dall'amata Criseide, muore ucciso da Achille.
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Si presenta come un ampio romanzo in prosa in cinque libri che narra la storia dei due giovani amanti Florio e Biancifiore. Il poeta lo scrive per rispondere a una richiesta della donna amata, Fiammetta
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Il poema, anch'esso in ottave, ha sullo sfondo la guerra di Teseo contro le Amazzoni e contro Tebe; due guerrieri tebani, Arcita e Palemone, amano e si contendono la stessa donna, la bellissima ed ex amazzone Emilia
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Il fallimento della compagnia de' Bardi e l'inasprirsi dei rapporti tra Napoli e Firenze, spingono il poeta a far ritorno nel capoluogo toscano. Il cambiamento di ambiente è brusco e sgradevole, la situazione economica si fa difficile e impegnativa
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Il passaggio da Napoli a Firenze segna un distacco graduale dai motivi cortesi e un avvicinamento alla rappresentazione vivace e realistica. L'Ameto è un romanzo pastorale in versi e in prosa che narra di un rozzo cacciatore, Ameto, che si ingentilisce e purifica attraverso l'amore per la ninfa Lia
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Si tratta di un poema in terzine che fa riferimento a un viaggio allegorico dell'autore attraverso i comportamenti e i valori umani; lo scopo è la ricerca di Fiammetta non è religioso o soprannaturale, ma è tutto legato alle emozioni terrene
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In questo romanzo psicologico in prosa, Fiammetta è il personaggio che racconta in prima persona la sua storia: è stata abbandonata dall'amante e, tormentata dalla gelosia, tenta il suicidio che viene sventato dalle ancelle
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L'analisi psicologica del testo non va intesa in termini moderni, tutto è determinato da un fittissimo contesto letterario e calcolate situazioni narrative. La concezione dell'amore è concreta e carnale, non cerca altre beatitudini se non quelle del rapporto fisico fra gli amanti. Fiammetta si pone come un rovesciamento dell'immagine di Beatrice e di Laura, anche per l'attribuzione della parola alla donna stessa che parla in prima persona.
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Il poema in ottave narra dell'amore sfortunato del pastore Africo e della ninfa Mensola, da cui l'autore fa derivare il nome dei due affluenti dell'Arno. Il tono narrativo, disincolto e divertito, con cui sono introdotti personaggi e sentimenti, fa presagire molti dei motivi che si ritroveranno nel Decameron.
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Firenze è colpita dalla peste nera che costerà la vita al padre, alla matrigna e a numerosi amici del Boccaccio. Il morbo investe la città almeno fino al 1351, gettandola nel caos sociale ed economico.
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Il Decameron procura al poeta un grande successo di pubblico e ampia notorietà: il Comune di Firenze gli affida numerosi incarichi e ambascerie; le sue condizioni economiche, però, restano difficili e i viaggi accentuano il suo desiderio di trovare una sistemazione presso una corte
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Il genere della novella, nella sua brevità e varietà di forme, si rivela adatto a condensare la ricerca di una prosa elegante e vivace, il gusto per l'osservazione dei sentimenti umani, l'intenzione d'intrattenere un pubblico raffinato, tutti aspetti che si erano espressi confusamente nelle opere precedenti
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Boccaccio non si esprime quasi mai in prima persona, ma fa raccontare le sue novelle da dieci narratori diversi, ciascuno con un suo carattere e una sua personalità: ne deriva un'immagine della realtà movimentata e mutevole, dove tutte le passioni umane, dalle più nobili alle più basse, hanno uguale diritto di cittadinanza.
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Le vicende comiche o tragiche narrate nel Decameron non sono guidate da un disegno provvidenziale ma dalla "fortuna", dal capriccio imprevedibile del caso. Questo non significa che il poeta non creda in Dio; semplicemente non crede alla sua presenza evidente nelle vicende terrene; a una mentalità laica e borghese esse appaiono rischiose, imprevedibili, sempre mutevoli, per fronteggiarle e, se possibile, sfruttarle a proprio favore, occorrono intelligenza, prontezza, spirito d'iniziativa
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I due poeti si incontrano a Firenze; inizia fra di loro un rapporto intenso e affettuoso che durerà per tutto il resto della loro vita. Nel disegno Boccaccio è ritratto fra Dante e Petrarca
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Il Comune di Firenze lo invia a Ravenna per consegnare alla figlia di Dante, suor Beatrice, dieci fiorini d'oro come tardo riconoscimento dei fiorentini al grande poeta morto in esilio
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Con la speranza di avere un posto di segretario regio, va nella città della sua giovinezza; il progetto però sfuma rapidamente. Intanto cresce, sotto l'influsso del Petrarca, il suo interesse per lo studio dei classici
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Non esistono prove che si sia sposato; sembra però che da varie relazioni abbia avuto almeno cinque figli. Nel 1355 o forse nel 1358 la morte di una sua figlia ancora bambina di nome Violante gli procura un grande dolore. In ogni caso non si può escludere che il poeta abbia in qualche periodo della sua vita, costituito un nucleo familiare.
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Nella città lombarda passa intere giornate di lettura e conversazione intellettuale, consultando con entusiasmo la biblioteca dell'amico. Matura sempre più in Boccaccio un progressivo distacco dalla narrativa in volgare, dalla letteratura d'intrattenimento, si orienta verso interessi filologici ed eruditi
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Sconvolgimenti politici del Comune di Firenze fanno cadere in disgrazia lo scrittore; l'insorgere di scrupoli religiosi sembra che lo spingano addirittura a bruciare il Decameron, forse lo stesso Petrarca gli scrive dissuadendolo da tale proposito. Nello stesso anno, un po' per autentico sentimento religioso, un po' per avere una rendita che gli permetta di continuare tranquillamente gli studi, si fa chierico; una bolla di papa Innocenzo VI gli concede di esercitare il sacerdozio
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Nel borgo natio ha intenzione di condurre una vita appartata di studio e meditazione. Non rinuncia però a recarsi spesso a Firenze o a compiere altri viaggi più o meno lunghi
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Il poeta decide di stabilirsi a Certaldo, ciò gli permette di curare meglio le esigue risorse rimastegli; non rinuncia però, se ne ha l'opportunità, a compiere spostamenti brevi o lunghi viaggi
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Con la scrittura del Corbaccio, un lavoro in prosa volgare, l'autore si pone in radicale contrasto con le opere precedenti: la simpatia e l'ammirazione per le donne, si trasformano in aspra misoginia. Boccaccio immagina che il fantasma del marito di una vedova da lui amata, gli sveli tutte le brutture fisiche e morali di lei, come di tutte le altre donne, e lo esorti a ad abbandonarla per la dedizione totale allo studio, vera e unica fonte di elevazione spirituale
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Il suo conterraneo e vecchia conoscenza del primo soggiorno a Napoli, Niccola Acciaiuoli, gli ha promesso un posto di prestigio a corte. Ben presto si ritrova però deluso da un personaggio potente sì, ma che si rivela presuntuoso e scortese, poco incline all'accoglienza
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Dopo l'amara esperienza di Napoli, il poeta trova serenità e conforto nella visita che in primavera fa al Petrarca
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Una nuova fase politica a Firenze gli permette di ricevere nuovi incarichi pubblici: in Francia va a offrire ad Urbano V l'appoggio di Firenze per il ritorno della sede papale a Roma
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A Roma si reca con i saluti e le congratulazioni per il rientro del pontefice nella città eterna. Nello stesso anno va di nuovo a Venezia per incontrare Petrarca che purtroppo è partito per Pavia
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A Padova è ospite per l'ultima volta del grande amico, resterà comunque aperto fra i due un ricco rapporto epistolare. Nell'immagine Boccaccio vede in sogno l'amico
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In questo viaggio a Napoli tra il 1470-71, il poeta gode di un soggiorno più propizio del precedente; forse è ricevuto a corte dalla regina Giovanna
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Su incarico del Comune il poeta è chiamato a leggere e a commentare pubblicamente la Commedia dantesca nella chiesa di S. Stefano di Badia. Anche se l'accordo prevede l'impegno per un anno, Boccaccio non riesce, per motivi di salute e anche per qualche critica, ad andare oltre alcuni mesi
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Gli acciacchi della vecchiaia, una grave malattia (forse il diabete) e una certa obesità o una forma d'idropisia, lo costringono a un riposo forzato nella casa di Certaldo, qui tuttavia non smette di perfezionare le sue opere e di lavorare su manoscritti antichi che studia e ricopia
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Le condizioni fisiche ormai sono tali da costringerlo a letto, può tuttavia contare sull'affetto e sull'aiuto dei numerosi amici che gli fanno visita
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Muore il 21 dicembre e viene sepolto nella Chiesa dei SS. Jacopo e Filippo. Nel 1783, con la legge che proibisce la sepoltura nelle chiese, la tomba del Boccaccio viene aperta e le ossa vengono trasportate nel cimitero della chiesa dei Santi Michele e Iacopo, disgraziatamente però andranno disperse e ancora oggi non si conosce la loro reale collocazione.