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L'Italia dal 1850 al 1919

By Micky18
  • Il nazionalismo

    L’idea di nazione, a partire dal 1850, assunse un carattere reazionario e militaresco, fino a diventare ideologia di guerra. Vi sono vari tipi di nazionalismo:
    -il nazionalismo francese esalta il revanscismo
    -Il nazionalismo italiano rivendica le terre irredente
    -Il nazionalismo tedesco ebbe come programma il pangermanesimo e esaltò la superiorità della razza ariana, accusando gli Ebrei di tutti i mali della società
    -Il nazionalismo panslavista avviò una politica zarista e antisemita
  • Il razzismo

    Il razzismo
    Nella seconda metà dell’Ottocento vengono formulate varie teorie pseudoscientifiche che giustificano il razzismo, quali quelle di Arthur de Gobineau, Georges Vacher de Lapouge e Houston Stewart Chamberlain. Oltre a queste basi, il razzismo tedesco affonda le sue radici nel mito popolare del Volk, concepito come comunità di sangue legata misticamente alla terra. L'isteria collettiva razzista degli Stati europei si manifestò in giornali, comizi e manifestazioni in piazza.
  • Il canale di Suez

    Il canale di Suez
    Il Canale di Suez è un'idea nata in epoca faraonica, ma che divenne possibile grazie al progetto dell'ingegnere italiano Luigi Negrelli. Egli purtroppo morì nel 1856, ma il suo sogno fu portato avanti dal visconte francese Ferdinand de Lesseps. La costuzione del canale fu un'opera dalle dimensione mai viste che impiegò 36000 operai, molti dei quali morirono nei lavori. Questa nuova via per l'Oriente fu inaugurata nel 1869 ed è ancora oggi la prova della forza che l'uomo ha sulla natura.
  • L'economia Italiana

    L'industria italiana, nel suo nascere, fu aiutata dall'intervento statale. In particolare, le commesse statali nel campo dei trasporti ferroviari incentivavano la crescita del settore meccanico e siderurgico. La politica protezionistica italiana impose alte tasse sui prodotti esteri, favorendo il Nord Italia e danneggiando il Mezzogiorno. Nacquero le grandi banche miste fondate con l'aiuto di capitali esteri, principalmente tedeschi, che aiutavano le nuove industrie ad autofinanziarsi.
  • La società di massa

    La società di massa
    Con l'avvento della seconda rivoluzione industriale nel 1870, e il conseguente sviluppo dei mezzi di produzione nacque la società di massa. Una società in cui l'individuo ha sempre meno peso,e le folle sempre di più. Al centro di questo periodo vi sono i mass media che tramite pubblicità portano alla sviluppo della mentalità consumista. Le masse hanno un potere enorme, infatti proprio su di loro si concentrerà la politica e la scienza cognitiva.
  • L'esercito di massa

    L'esercito di massa
    Il nazionalismo portò alla nascita del servizio militare obbligatorio per tutti i maschi validi. Precedentemente, gli Stati vi erano opposti perché da un punto di vista economico è molto dispendioso e dal punto di vista politico si temeva il suffragio universale maschile. Inoltre un esercito popolare sarebbe potuto diventare una minaccia rivoluzionaria. Però un esercito di massa portava anche dei vantaggi essendo uno strumento di deterrenza e una fonte di guadagno per i gruppi industriali.
  • Otto Von Bismarck

    Otto Von Bismarck
    Grazie alla sua abilità politica Bismarck riuscì a garantire la pace in Europa dal 1870 al 1890. Questa pace però era in bilico per due ragioni:
    -Lo spirito revanscista della Francia
    -Le rivendicazioni nazionaliste nei Balcani
    Per risolvere il problema francese, egli concesse di estendere i domini coloniali della Francia, ma allo stesso tempo la isolò politicamente con la Triplice Alleanza (Germania, Italia, Austria). Risolse la questione balcanica nel Congresso di Berlino tramite diplomazia
  • Quadro storico di fine Ottocento

    Quadro storico di fine Ottocento
    Il periodo che va dal 1870 al 1914 è definito dagli storici l'età dell'imperialismo. In quest anni circa un quarto della superifcie della Terra venne spartita fra Gran Bretagna, Italia, Francia, Germaniia e
    Belgio. L'imperialismo fu, in sintesi, una corsa alla colonizzazione il quale apice fu il principio di "occupazione di fatto", sancito nella Conferenza di Berlino del 1884, come criterio di possesso dei territori africani, il quale scatenò un'agguerrita competizione coloniale.
  • Leone XIII

    Leone XIII
    Nel maggio del 1891 Papa Leone XIII promulga l'enciclica "Sulle cose nuove", la Rerum Novarum, dove porta avanti una teoria sociale coerente con il messaggio evangelico. Nella Rerum Novarum si denunciano gli eccessi del capitalismo, vengono condannate la lotta di classe, le teorie socialiste e collettiviste. Inoltre si invita lo stato ad intervenire per rimuovere le cause di conflitto tra operai e padroni.
  • Il Socialismo

    Il Socialismo
    Con la seconda rivoluzione industriale si è sollevata la "questione sociale": l'insieme dei problemi legati alle condizioni di miseria e ignoranza in cui vivevano le masse dei lavoratori. In questo contesto nacque partiti socialisti in tutta Europa, in particolare in Italia venne fondato il Partito Socialista Italiano. Tutti questi partiti si riunirono nella Seconda Internazionale socialista, dove si discusse sugli sviluppi del movimento operaio.
  • L'emigrazione degli italiani

    L'emigrazione degli italiani
    Nel 1893 nella cittadina di Aigues-Mortes nel sud della Francia furono massacrati dalla folla decine di italiani, accusati di aver rubato il lavoro ai francesi. Per via di episodi di intolleranza come questi, il 45% degli emigrati italiani andarono negli Stati Uniti. L'emigrazione portò ricchezza al Sud attraverso le cosiddette rimesse: il potere contrattuale si rafforzò e i salari aumentarono gradualmente. Vi fu però anche il depauperamento del capitale umano e all'abbandono dei villaggi.
  • Gustav Le Bon

    Gustav Le Bon
    Data la loro crescente importanza, iniziarono numerosi studi sulle masse. Uno dei più importanti è Psicologia delle folle, di Gustav Le Bon. Qui dimostra che in un’epoca in cui la Chiesa ha perso la sua influenza sociale e i sovrani non hanno più il controllo, sono le folle, con le loro opinioni e tendenze, a essere diventate le padrone della Storia. Le Bon si presentava come il nuovo Machiavelli e indica i principi in base ai quali bisogna porsi in relazione alle masse per poterle dominare
  • Il sionismo

    Il sionismo
    L’antisemitismo portò allo sviluppo di un movimento opposto, il sionismo. Nonostante varie semi-teorizzazioni precedenti il vero fondatore del movimento è il giornalista viennese Theodor Herzl. Nel 1896 ne "Lo Stato Ebraico" espresse il desiderio di riunificazione degli Ebrei della diaspora in uno Stato in Palestina. Nel 1897 organizzò a Basilea il primo congresso dell’Organizzazione Sionista Mondiale che diede al movimento sionista un carattere politico.
  • Il pensiero novecentesco

    Il pensiero novecentesco
    I maggiori pensatori italiani del periodo sono Benedetto croce, neoidealista che esalta la ragione e critica
    le scienze naturali. Poi vi è Gaetano Mosca secondo il quale anche all'interno di democrazie, in realtà il potere è detenuto da un ristretto numero di individui. Vilfredo Pareto, in modo simile a Mosca, sostiene che le elitè sconfiggeranno sempre la borghesia liberale. Nel frattempo a Vienna Freud pubblicava "L'interpretazione dei sogni" e apriva le porte della psicoanalisi.
  • Italia e Cina

    Italia e Cina
    L'impero cinese era fortemente indebolito dalle due guerre dell'oppio perse contro l'Inghilterra. Le altre potenze mondiali approfittando di ciò, occuparono i territori cinesi. L'Inghilterra occupò la Birmania mentre i francesi l'Indocina. Nel 1894, dopo la prima guerra sino-giapponese, il Giappone si impossessò della Manciuria e della Corea. Tutto ciò portò i Boxers, una società segreta, a rivoltarsi. In aiuto della Cina fu inviato un contingente internazionale che comprendeva soldati italiani.
  • La Belle époque

    La Belle époque
    Il nuovo secolo portò nuove invenzioni quali il telefono, la lampadina, il motore a scoppio, il cinema. Queste innovazioni unite alle scoperte in campo medico portarono all’inizio di un’epoca di pace e benessere. Questo periodo che va dalla fine dell’Ottocento fino al 1914 è chiamato con nostalgia la Belle époque. Il Moulin Rouge è il simbolo della sperimentazione artistica e della vita brillante delle grandi capitali europee.
  • I Protocolli dei Savi di Sion

    I Protocolli dei Savi di Sion
    Agli inizi del novecento dei "Protocolli dei Savi di Sion". Questo testo si presentava come il verbale di alcune sedute segrete tenute fra capi supremi del popolo ebraico che avevano in mente la conquista mondiale. I Protocolli sono in realtà il plagio del "Dialogo all’inferno tra Machiavelli e Montesquieu". I Protocolli sono nati per volontà della polizia segreta russa che voleva giustificare la politica antisemita del suo paese, ma la loro portata fu vastissima nell'arco del novecento.
  • La politica giolittiana

    La politica giolittiana
    L'azione di governo di Giolitti fu caratterizzata da una profonda contraddizione. Il suo modo di far politica di Giolitti venne definito del “doppio volto”:
    -politica aperta e democratica nell’affrontare i problemi del Nord
    -politica conservatrice e corrotta nello sfruttare i problemi del Sud.
  • Politica giolittiana al Nord

    Giolitti, nel nord, consentì scioperi e varò riforme che portarono alla diminuzione dell'orario di lavoro, alla riorganizzazione della Cassa Nazionale per l'invalidità e la vecchiaia dei lavoratori, ed alla tutela delle lavoratrici e il lavoro dei fanciulli. La lotta sindacale portò un aumento dei salari dei lavoratori, i quali cominciarono non solo ad acquistare prodotti alimentari, ma anche prodotti industriali. Si andò quindi a diffondere il benessere economico tipico della società di massa.
  • Politica giolittiana al sud

    Giolitti non affrontò mai il divario economico tra nord e sud. Il flusso di denaro in Italia, alimentò clientele e corruzione nel sud. Giolitti di fronte agli scioperi che queste portarono, attuò pesanti repressioni. Giolitti vedeva il sud come un semplice serbatoio di voti da controllare in modo spregiudicato. Infatti venne definito “ministro della malavita” da Gaetano Salvemini, il quale diede origine al termine politico "giolittismo".
  • La situazione geo-politica

    Mentre all’apparenza si era arrivati ad un’epoca d’oro in cui ogni malessere era un ricordo del passato, vi erano anche numerosi contenziosi che sarebbero scoppiati nella prima guerra mondiale. Fra questi vi è lo sviluppo del nazionalismo e del razzismo, i moti indipendentisti nelle colonie, le tensioni fra stati europei e la minacciosa ascesa di Stati Uniti e Giappone.
  • L'età Giolittiana

    L'età Giolittiana
    Nel 1901 il re Vittorio Emanuele III nominò Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli, e come Ministro degli Interni Giovanni Giolitti. Nel 1903, dopo le dimissioni di Zanardelli, Giolitti subentrò come primo ministro. Dal 1901 al 1914, Giolitti esercitò influenza così autorevole sulla vita politica dell'Italia che questo periodo viene chiamato età giolittiana. Egli non diresse ininterrottamente la politica, ma occasionalmente la lasciò in mano ad altri per ridimostrare il proprio valore.
  • La cultura italiana

    La cultura italiana
    Durante l'età giolittiana si impose definitivamente in Italia la cultura di massa: la pubblicazione di molti giornali, la diffusione della pubblicità, e un'attiva industria editoriale. Nel Novecento italiano , sono important: l'opera e la vita d Gabriele D'Annunzio, la nascita del movimento futurista, e le teorie del medico Cesare Lombroso. Si sviluppò un clima antipositivistico e irrazionalista.
  • Giovanni Giolitti

    Giovanni Giolitti
    Giolitti entrò in Parlamento nel 1882, dopo aver lavorato per vent'anni nell'amministrazione statale e aver acquisito gran familiarità con la finanza pubblica, nonché una conoscenza approfondita dei meccanismi burocratici e legislativi della macchina statale. Per Giolitti era importante che il politico avesse buon senso; fosse deciso il fermo delle scelte; avesse ironia nei confronti degli avversari e non serbasse rancore e, soprattutto, avesse furbizia. Questo era ciò che ammirava e questo era.
  • La "grande emigrazione"

    La "grande emigrazione"
    I salari dei lavoratori del Sud scesero, portando con sè povertà e disoccupazione. Il nord, nonostante il decollo economico, non riuscì ad assorbire la manodopera meridionale. I contadini meridionali si videro costretti ad emigrare. Tra 1876 e 1900, vi fu un'emigrazione di carattere individuale verso Francia, Germania, Argentina, Brasile e Stati Uniti. Durante l'età Giolittiana avvenne la "grande emigrazione" poiché quasi 9 milioni di persone partirono dall'Italia.
  • I Socialisti e il governo italiano

    I Socialisti e il governo italiano
    Giolitti, per aumentare la partecipazione politica, si rivolse al Partito Socialista Italiano che era diviso fra 2 correnti: riformista e massimalista. I primi ritenevano che si dovesse cambiare la società gradualmente attraverso riforme. I massimalisti invece incitavano alla rivoluzione. Nel settembre del 1904 venne proclamato il primo sciopero generale Nazionale da parte dei massimalisti. Nel 1912 Mussolini assunse la carica di direttore dell'"Avanti", il giornale del Partito Socialista.
  • La politica di massa

    La politica di massa
    Alla fine dell'Ottocento gran parte dei paesi europei prevedevano il suffragio universale e nel 1912 l'Italia pure lo introdusse. Da qui l'inizio della caccia al consenso popolare. A questo scopo nacquero i partiti politici di massa. Inoltre nacquero le organizzazioni sindacali a livello nazionale, come la Confederazione Generale del Lavoro (1906), che contavano fino a milioni di componenti e puntavano a migliorare costantemente la situazione lavorativa lottando con l'arma dello sciopero.
  • Il decollo industriale dell'Italia

    Il decollo industriale dell'Italia
    L'età giolittiana coincise con il decollo della Rivoluzione Industriale in Italia. Nel periodo che va dal 1896 al 1908, il tasso di crescita medio annuo in Italia fu circa il 6,5%, il più alto d'Europa. I progressi più evidenti si registrarono nell'industria siderurgica, elettrica, meccanica e del cotone. Questi fabbriche erano locate nel “triangolo industriale” formato da Torino Milano e Genova. Inoltre l'agricoltura crebbe nella pianura padana grazie allo sviluppo delle tecniche produttive.
  • Luci ed ombre dello sviluppo

    Lo sviluppo industriale comportò notevoli miglioramenti nella vita, specialmente di città, degli italiani: l'illuminazione elettrica, i trasporti urbani, l'acqua corrente, il gas. Inoltre, vi è un miglioramento delle condizioni igieniche generali, dato dalle innovazioni in campo medico-sanitario.
    D'altro canto, nel triangolo industriale si concentrò il 57% degli operatori dell'Industria italiana, che furono costretti a vivere in quartieri generalmente sovraffollati, malsani e degradati.
  • L'Organizzazione Sionista Mondiale

    L'Organizzazione Sionista Mondiale
    L’Organizzazione Sionista Mondiale cercò di ottenere diplomaticamente dalla Turchia l’autorizzazione di stanziarsi in Palestina, ma essa rifiutò. Fortunatamente il banchiere ebraico Edmond Rothschild finanziò la causa sionista e acquistò terreni in Palestina. Nel 1910 nacque il primo kibutz, villaggio di ispirazione comunista. Tuttavia la maggior parte degli Ebrei nel Novecento lasciò l’Europa per l’America anziché la Palestina. Questo movimento porterà alla nascita dell'Israele nel 1948.
  • L'talia Coloniale: la Libia

    L'talia Coloniale: la Libia
    Giolitti riprese la politica coloniale per portare prestigio internazionale all'Italia, per assecondare i gruppi industriali e finanziari, e l'opinione pubblica. Nel 1911 l'Italia dichiarò la guerra alla Turchia che dominava la Libia, ma la popolazione araba organizzò una resistenza. L'Italia quindi attaccò direttamente la Turchia occupando alcuni isole delle Sporadi. I turchi, spaventati di perdere lo stretto Dardanelli, nel 1912 cedettero all'Italia la Libia attraverso il Trattato di Losanna.
  • Il suffragio universale maschile

    Nel maggio del 1912 venne introdotto il suffragio universale maschile per i maschi di età superiore a trenta anni, o superiore a ventuno con partecipazione al sevizio militare. Lo scopo di Giolitti era ampliare la base politica dello Stato Italiano. Gli elettori passarono dal 9,5% al 24% della popolazione. Giolitti intendeva avvicinare a sé due grandi movimenti di massa: i socialisti e i cattolici. I socialisti che dominavano il mondo operaio, e i cattolici che dominavano il mondo contadino.
  • Le guerre dei Balcani

    Le guerre dei Balcani
    Agli inizi del Novecento l’Europa è divisa fra la Triplice Alleanza (Germania, Austria e Italia) e la Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia). Nel frattempo, nell’Impero Turco vi erano zone di interesse per gli Stati europei. L’Austria, in un momento di debolezza politica turca, si impossessò della Bosnia-Erzegovina. Nel 1912 l’Italia conquista la Libia. Scoppiano le Guerre dei Balcani, due conflitti che piegarono l’Impero Ottomano e diedero inizio alla Prima guerra mondiale.
  • Chi guadagnò dalla conquista della Libia?

    L'avventura coloniale non corrispose alle grandi opportunità e alle grandi ricchezze minerarie che veniva descritte della propaganda favorevole all'impresa coloniale. Non creò grandi opportunità per gli emigrati italiani, che continuarono a privilegiare le mete tradizionali. Gli unici a trarne dei vantaggi economici furono le banche, gli armatori e l'industria militare. La sovranità dell'Italia sulla Libia rimase limitata alla fascia costiera fino al regime fascista
  • Il Patto Gentiloni

    Il Patto Gentiloni
    Il Non expedit di Pio IX venne ammorbidito da Pio X: i cattolici, nel 1904, votarono i candidati liberali nell'intento di sconfiggere i socialisti. Dopo la Rerum Novarum i cattolici si impegnarono di più in società con l'Opera dei Congressi, le cooperative bianche e l'Azione Cattolica. Nel 1913 Giolitti stipulò il Patto Gentiloni: i cattolici promettono di votare i candidati liberali che sottoscrivono l'impegno di difendere la Chiesa. Nelle elezioni del 1913 Giolitti ottenne la maggioranza.
  • La fine dell'età giolittiana

    La fine dell'età giolittiana
    La guerra in Libia e la crisi economica indebolirono il governo giolittiano. Giolitti diede le dimissioni, pensando che lo avrebbero eletto nuovamente dopo il momento di crisi. Al re Indicò come successore il politico conservatore Antonio Salandra. Egli represse le manifestazioni popolari con l'esercito. Venne a crearsi quel clima di tensione che avrebbe portato alla Prima Guerra Mondiale. Giolitti si opporrà inutilmente all'intervento dell'Italia nella guerra e così finì l'era giolittiana.
  • Le cause politiche della prima guerra mondiale

    Le cause remote della Prima Guerra Mondiale erano politiche, economiche, militari e socioculturali. Quelle politiche erano:
    - Il desiderio di rivincita dei francesi sui tedeschi e la rivendicazione di Alsazia e Lorena
    - La secolare rivalità tra Austria e russia, per il predominio sui Balcani
    - Il malcontento delle varie nazionalità dell'impero austro-ungarico
    - La crisi dell’impero ottomano, acuita dalle guerre balcaniche
    - La contrapposizione di Triplice Alleanza e Triplice Intesa
  • Le cause economico-militari della prima guerra mondiale

    Tra le cause economiche vi è la rivalità tra Gran Bretagna e Germania, data dalla rapida crescita industriale di quest'ultima che aspirava al controllo della Mitteleuropa. Inoltre la gara coloniale per accaparrarsi materie prime portò numerosi motivi di conflitto fra Stati.
    Le cause militari sono da ricercarsi nella politica militarista delle grandi potenze e nella "corsa agli armamenti" dei paesi europei più industrializzati. Determinante in questo processo fu la spinta dei gruppi industriali.
  • La cause economiche e la causa occasionale ( la scintilla), L'omicidio di Francesco Ferdinando I

    Le cause culturali dietro la guerra sono: l'ampia diffusione delle tesi razziste, il nazionalismo e un’esaltazione propagandistica della guerra. La causa occasionale che infine fece esplodere lo scenario internazionale fu l’assassinio di Francesco Ferdinando I a Sarajevo il 28 giugno 1914. La Serbia non aveva impedito il crimine e fu quindi accusata dall'Austria, che le inviò un ultimatum. Dopo che che la Serbia respinse le richieste fatte, il 28 luglio l’Austria dichiarò guerra alla Serbia.
  • Le prime fasi della guerra

    Le prime fasi della guerra
    Era chiaro che l’Italia non era in grado di sostenere una guerra: erano evidenti carenze tecniche e di armamenti. Inoltre la linea di fronte italo-austriaco aveva una forma che rendeva difficile la difesa. Fu nominato generale Luigi Cadorna. Fra giugno e dicembre 1915 vi furono le prime 4 battaglie dell’Isonzo. Nel giugno del 1916 vi fu la Strafexpedition dell’Austria che attaccò il punto debole dell’Italia che resistette a fatica. Cadorna sferrò una controffensiva: la liberazione di Gorizia.
  • Scoppia la prima guerra mondiale. L'Italia interviene.

    Scoppia la prima guerra mondiale. L'Italia interviene.
    Il conflitto fra Austria e Serbia fece scattare le clausole delle alleanze stabilite negli anni precedenti e, in appena due giorni, si passò a una guerra europea. L'Italia però restò neutrale. In Italia ci si divise tra neutralisti e interventisti. Dopo acceso dibattito, il 26 aprile 1915 venne sottoscritto il patto di Londra che prevedeva che l’Italia entrasse in guerra in cambio di compensi territoriali. L'Italia uscì dalla Triplice Alleanza e il 24 maggio dichiarò guerra all’Austria.
  • La tecnologia al servizio della guerra

    La tecnologia al servizio della guerra
    Furono inventate nuove armi e tecnologie tra cui l’aviazione e le armi chimiche. Quest'ultime vennero utilizzate dai tedeschi fino all'avvento delle maschere antigas. L’aviazione e l’industria automobilistica anche svolsero un ruolo importante durante il conflitto. Autoambulanze vennero fornite per i soccorsi e carri armati per la guerra. Il sottomarino portò allo sviluppo di un nuovo tipo di guerra navale.
  • La Trincea

    La Trincea
    Le trincee erano un antico sistema difensivo che viene riutilizzato durante tutta la prima guerra mondiale. I soldati dovettero sopportare condizioni estreme di vita: freddo, condizioni igieniche pessime, epidemie. La paura e l’angoscia per gli assalti alle trincee erano costanti, ciò portò la "nevrosi di guerra". Molti combattevano per attaccamento alla nazione. Ma bisogna anche considerare che i comandanti avevano diritto di vita o morte sui subordinati, ciò portò anche ad esecuzioni esemplari
  • La disfatta di Caporetto

    La disfatta di Caporetto
    In seguito alla crisi della Russia, Austria e Germania sfondarono le linee italiane a Caporetto il 24 ottobre 1917. La disfatta fu totale e le truppe straniere entrarono in Italia. Fu formato un nuovo governo presieduto da Vittorio Emanuele Orlando. Cadorna lasciò il comando al generale Armando Diaz che sistemò una nuova linea di difesa sul Piave e cercò di evitare azioni che portassero all'inutile sacrificio di soldati. Si verificò un rifiuto della guerra: diserzioni, fughe e autolesionismo.
  • La conclusione del conflitto

    La conclusione del conflitto
    Il 29 ottobre 1918 l’esercito austriaco venne sconfitto nella battaglia di Vittorio Veneto e costretto alla ritirata. Il 3 novembre a Villa Giusti venne siglato l’armistizio che siglava la vittoria dell’Italia. Pian piano anche tutti gli altri stati europei si arrendono e dopo più di quattro anni si conclude la prima guerra mondiale.
  • La Chiesa in politica

    La Chiesa in politica
    Nel 1919 viene completamente abrogato il Non Expedit, il che permette ai cattolici di formare un proprio movimento politico. Viene fondato dal sacerdote siciliano Luigi Sturzo il Partito Popolare Italiano. Inoltre in questo periodo si sviluppò il modernismo, che si proponeva di reinterpretare la dottrina cattolica in chiave moderna. I maggiori esponenti di questo movimento sono Romolo Murri e Antonio Fogazzaro.
  • I trattati di pace, è finita!

    I trattati di pace, è finita!
    Il 18 gennaio 1919 si tenne la Conferenza per la pace in cui gli stati vinti furono convocati solo a cose fatte per firmare. L’Italia chiese i territori promessi da Francia e Gran Bretagna. L’Italia ricevette il Trentino, Trieste, l’Alto Adige, e la Venezia Giulia. Non ottenne altri territori che erano nel Patto di Londra perché avrebbero violato il principio di autodeterminazione. Non ottenere i vantaggi sperati causò grandi proteste e risentimento nei confronti degli alleati.