Letteratura italiana la prosa del duecento 7903d7d4f20bfa54f90c6f36039bda7b

La letteratura del Duecento - Manuele Burzio

  • 1200

    "Rosa fresca aulentissima", Cielo d'Alcamo (XIII secolo)

    "Rosa fresca aulentissima", Cielo d'Alcamo (XIII secolo)
    Questo brano è tratto da un celebre contrasto medievale, di argomento amoroso, della prima metà del secolo XIII.
    Si tratta di un mimo giullaresco: composto da un cantore girovago, era probabilmente destinato alla rappresentazione presso le corti dei nobili. Si chiama contrasto perché un uomo e una donna fingono di discutere tra loro. L'uomo corteggia la dama in modo galante, mentre la donna finge di essere indispettita e di resistere alle lusinghe. Alla fine, si arrenderà alla corte dell'uomo.
  • 1224

    "Il Cantico di Frate Sole", Francesco d'Assisi (1182-1226)

    "Il Cantico di Frate Sole", Francesco d'Assisi (1182-1226)
    Nato ad Assisi, Francesco trascorre la giovinezza tra gli svaghi e l'esercizio delle armi, poi abbandona il suo ambiente sociale e si dedica ad una vita di preghiera. Nel 1223 fonda l'Ordine dei Frati minori.
    Il "Cantico di Frate Sole" risalirebbe al 1224. Nella poesia San Francesco rivolge un altissimo inno al Signore per aver creato il mondo: chiama fratelli tutti gli esseri viventi ma anche il dolore e la morte.
    L'opera è uno dei più antichi documenti scritti in volgare italiano.
  • 1270

    "Donna de Paradiso", Jacopone da Todi (1230 ca- 1306)

    "Donna de Paradiso", Jacopone da Todi (1230 ca- 1306)
    Jacopone nacque a Todi, in Umbria.
    Rimasto vedovo, entrò come frate laico nell'Ordine dei Minori francescani.
    In contrasto con papa Bonifacio VIII, partecipò ad una congiura contro di lui. Subì la scomunica e la prigionia, e tornò libero solo tre anni prima di morire.
    "Donna de Paradiso" è un dramma popolare, destinato alla rappresentazione teatrale. Il poeta esprime, nel lamento della Madonna per Gesù sulla croce, il dolore che tutte le madri provano per la morte del proprio figlio.
  • 1280

    "Qui conta d'uno novellatore ch'avea messere Azzolino"

    "Qui conta d'uno novellatore ch'avea messere Azzolino"
    Il Novellino può essere datato tra il 1280 e il 1300 ed è una raccolta di novelle in prosa, verosimili o di carattere fantastico, scritte per intrattenere.
    Nella raccolta ci sono molti aneddoti popolari.
    Nell'opera in questione si racconta di un novellatore pagato per divertire il proprio padrone e i suoi ospiti con i dei racconti. Il signore è il veneto Azzolino, realmente esistito, che dominò i territori tra Vicenza, Bassano, Verona e Padova nel XIII secolo.
  • 1290

    "S'i' fosse foco, arderei 'l mondo", Cecco Angiolieri (1260 ca -1310 ca)

    Nella propria poesia Cecco Angiolieri esalta quelli che considera i piaceri della vita. Si esprime con toni esagerati, all'opposto dei poeti del Dolce Stil Novo.
    Nelle prime tre strofe di questo sonetto il poeta elenca gli atti di crudeltà e i gesti di distruzione che vorrebbe compiere, ma lascia l'impressione che parli per scherzo. L'ultima strofa rafforza tale impressione: visto che non può essere altri che se stesso, non gli resta che godersi la compagnia di donne giovani e belle.
  • 1292

    "Tanto gentile e tanto onesta pare", Dante Alighieri (1265-1321)

    "Tanto gentile e tanto onesta pare", Dante Alighieri (1265-1321)
    Dante nasce a Firenze nel 1265 e partecipa alla vita politica, militare e artistica della sua città. Nel 1302 viene però condannato all'esilio e non fa mai più ritorno.
    La sua attività letteraria si svolge in un periodo di circa trent'anni e comprende opere scritte in volgare e in latino.
    Il sonetto citato si trova nella sua prima opera: Vita Nuova. In essa, Dante narra il suo amore per Beatrice, incontrata per la prima volta all'età di soli nove anni e qui ritratta come una "donna-angelo".
  • 1300

    "Perch'i' no spero di tornar giammai", Guido Calvalcanti (1258 ca-1300)

    "Perch'i' no spero di tornar giammai", Guido Calvalcanti (1258 ca-1300)
    Guido Cavalcanti, nato a Firenze, vive al tempo di Dante ed è a lui legato da un rapporto di amicizia e di comune impegno politico. Come l'amico viene esiliato nel 1300 ma, a differenza sua, farà ritorno dopo due mesi.
    Morirà nello stesso anno.
    Questa malinconica ballata è stata scritta durante l'esilio.
    Il poeta vorrebbe che la sua anima facesse tutt'uno con la ballata per potersi ricongiungere alla donna amata, a cui invia un messaggio d'amore.