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Reggio Emilia; famiglia illustre.
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Ariosto si considerò Ferrarese per tutta la vita.
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Contro voglia, per volere del padre, e con esiti piuttosto modesti, Ariosto studia diritto presso l’Università di Ferrara. Intanto partecipa alla vivace vita della corte di Ercole I, dove entra in contatto con vari e prestigiosi letterati ed umanisti. Abbandona gli studi giuridici e si dedica alla letteratura latina.
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Prima svolta traumatica nella vita del poeta. Ariosto, primogenito, deve provvedere per le 5 sorelle e i 4 fratelli.Per provvedere alle necessità familiari è costretto ad abbandonare la letteratura ed assumere incarichi pubblici e privati.
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Figlio di Ercole I, il cardinale è un uomo gretto, avaro e insensibile alla cultura e alla poesia. Per lui Ariosto svolge svariati, faticosi, mal retribuiti e ingrati compiti.
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Per ottenere la revoca della scomunica inflitta da papa Giulio II al cardinale, ma viene minacciato di essere gettato ai pesci.
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Ariosto si reca nuovamente a Roma per felicitarsi con il nuovo papa Leone X (sperando, invano, di ottenere un aiuto economico). In quello stesso anno torna a Firenze, per dichiararsi alla donna della sua vita, Alessandra Benucci, una
fiorentina sposata. Morto il marito, nel 1515, i due si sposano in segreto ma non vivranno mai insieme. (Affinché
potessero mantenere lui i benefici ecclesiastici e lei la rendita dei beni del marito.) -
Ludovico la dedica al cardinale Ippolito d'Este, che però non dimostra alcuna gratitudine.
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Il cardinale viene eletto vescovo di Buda; il poeta si rifiuta di seguirlo in Ungheria e si rompono i rapporti. NUOVA SVOLTA NELLA VITA DEL POETA: periodo di crisi economica, famigliare e giudiziaria. (In più, ducato Estense in lotta con il papato.) 1518: passa al servizio del duca Alfonso, senza migliorare la sua situazione economica.
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Rivelano la grande fermezza, serietà e sagacia amministrativa e politica con cui l’Ariosto cercò di ricondurre la legge e l’ordine nella regione montuosa e selvatica della Garfagnana, infestato dai banditi e dalle violenza delle fazioni rivali.
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Tornato a Ferrara, il duca gli affida varie cariche amministrative ma anche incarichi a lui più congeniali. Viene chiamato,
infatti, a far parte del Maestrato dei savi e viene nominato sovrintendente agli spettacoli di corte. Riscrive in versi la Cassaria e I Suppositi, rielabora Il Negromante e nel 1528 scrive una nuova commedia, la Lena. -
L’Ariosto trascorre gli ultimi anni della sua vita nell’amata casetta in contrada Mirasole e si dedica alla revisione del Furioso, la cui edizione definitiva esce nel 1532.
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Muore dopo essersi ammalato di enterite. Pubblicazione delle "Satire" nel 1534.
Stese tra il 1517 e il 1525. Realistica ed amara meditazione sugli ambienti cortigiani e sulla sorte degli uomini di lettere. Questi sono probabilmente anche gli anni a cui risale la stesura dei
Cinque Canti, composti in vista di un inserimento nel Furioso, ma poi lasciati da parte a causa dei toni cupi.