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Agrippina fece prima adottare Nerone da Claudio e poi lo avvelenò con la complicità del prefetto del Pretorio Afranio Burro. Così fece proclamare imperatore il figlio.
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Nerone governò per i primi anni in modo moderato grazie alla guida di Seneca, suo tutore.
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Nerone inizia a liberarsi di coloro che a suo giudizio ostacolano il suo potere, a partire dalla madre.
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Nerone nomina Tigellino nuovo prefetto del pretorio e Seneca è costretto a ritirarsi a vita privata. Viene limitata sempre di più la libertà di parola e intentati processi di lesa maestà
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Vengono istituiti i Neronia, una gara quinquennale di canto musica e oratoria. Nerone stesso compose un poemetto sulla presa di Troia "Troiae halosis". L'imperatore non bada a spese, inimicandosi l'aristocrazia romana.
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La situazione diviene insostenibile quando un incendio devasta Roma, facendo ricadere la colpa sui cristiani che iniziano ad essere perseguitati. Molti esponenti dell'opposizione accusano Nerone di aver fatto appiccare lui stesso l'incendio per nuovi progetti urbanistici.
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La degenerazione della politica di Nerone indusse il senatore Calpurnio Pisone ad ordire una congiura a cui presero parte molti intellettuali tra cui forse Seneca, Lucano, Petronio e Trasea Peto. I loro piani vennero sventati e i congiurati furono costretti al suicidio.
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Il clima di terrore imposto da Nerone dopo la congiura causò ribellioni in Gallia e in Spagna. Qui le legioni si ammutinarono, proclamando imperatore il loro comandante, Sulpicio Galba.
Nerone, ormai isolato, dovette suicidarsi all'età di trentanni.