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Tiberio Gracco, eletto tribuno, cerca di fare approvare una riforma agraria. Viene stoppato dal suo collega tribuno Marco Ottavio. Tibero fa esautorare con un plebiscito Marco Ottavio. Tiberio però viene ucciso in un tumulto.
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Gaio Sempronio Gracco, fratello di Tiberio, eletto tribuno. Fa approvare una legge agraria e rafforza il potere dei cavalieri.
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Gaio Gracco si fa uccidere da un servo per non cadere in mano dei suoi nemici
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Giugurta, re della Numidia, aveva usurpato il trono e aveva fatto uccidere dei mercanti italici (112 a.C.) Il senato gli dichiara guerra.
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Gaio Mario riforma le basi del reclutamento militare
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I romani subiscono una disastrosa sconfitta ad opera dei Cimbri
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Mario sconfigge Giugurta e lo riporta a Roma incatenato.
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Per fermare l'avanzata dei Cimbri si affida il comando dell'esercito a Gaio Mario per ben 5 anni consecutivi
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Gaio Mario sconfigge definitivamente i Cimbri ai Campi Raudi. Gli viene concesso l'onore del trionfo
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Dopo l'uccisione del Tribuno Marco Livio Druso (ritratto nel busto in foto), gli alleati di Roma che da tempo chiedevano gli stessi diritti dei Romani senza ottenerli, si ribellano. Fondano uno stato federale indipendente da Roma con capitale a Corfinio.
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Il Senato, preoccupato per i costi e la virulenza del conflitto, concede la cittadinanza agli alleati che non sono insorti e a quelli che si fossero subito arresi.
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Lucio Cornelio Silla e Pompeo Strabone sconfiggono definitivamente l'esercito degli Italici. I nuovi cittadini Romani vengono iscritti in 8 nuove tribù dei Comizi Tributi (35 + 8 nuove)
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Mitridate (ritratto nel busto in foto) riunisce in un'unica lega tutti gli stati asiatici e greci sotto il dominio romano e inizia una pulizia etnica. Il Senato romano decide di inviare un esercito guidato da Silla
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Mentre Silla si trova a Nola, scoppiano tumulti a Roma: i Popolares vogliono che il comando della spedizione contro Mitridate sia affidato a Mario. Il Senato li accontenta e revoca l'incarico a Silla. Silla si ribella e, per la prima volta nella storia, marcia su Roma col suo esercito, scontrandosi con Gaio Mario. Gaio Mario fugge in Africa.
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Sconfitto Mario, Silla guida l'esercito contro Mitridate. Lascia come console Lucio Cinna. Appena allontanatosi, però, Cinna richiama Mario in Italia. Gaio Mario (ritratto nel busto in foto) non riesce a ripristinare il suo potere perché muore poco dopo il rientro.
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Silla sconfigge il nemico e firma la Pace di Dardano.
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Silla sbarca in Italia. Combatte altri tre anni contro i sostenitori di Mario e il figlio del suo rivale.
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Silla (ritratto nel busto in foto) sbaraglia gli avversari. Riforma lo stato con le leggi Cornelie, si fa nominare dittatore ed emana delle liste di proscrizione. Una sacca di ribelli sostenitori di Mario continua a operare in Spagna guidati dal generale Quinto Sertorio.
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Silla esce di scena, pensando di aver compiuto quanto era necessario per il benessere di Roma. Si ritira a vita privata. Muore nel 78 a.C.
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Il generale Gneo Pompeo viene inviato dal Senato in Spagna per contrastare le iniziative di Quinto Sertorio
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Spartaco (ritratto nella scultura in foto) guida la rivolta degli schiavi a Capua. In poco tempo raggruppa un contingente di 70.000 uomini.
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Quinto Sertorio viene ucciso a tradimento dal suo esercito. Poco dopo Pompeo (ritratto nel busto in foto) finisce di riassoggettare la Spagna.
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Pompeo e Crasso, un ricco rappresentante degli equites, fermano la rivolta degli schiavi. Entrambi si accordano per richiedere la carica di console, nonostante non avessero fatto il cursus honorum. Il Senato si oppone
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Grazie al sostegno dei popolari e dei loro eserciti Pompeo e Crasso diventano consoli
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Pompeo viene chiamato a liberare il Mediterraneo dai pirati che rendevano impossibili i commerci. Ci riesce in tre mesi, dimostrando ancora una volta le sue eccellenti qualità di condottiero.
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Pompeo deve combattere contro Mitridate VI che, tavolta, si è impossessato della Bitinia, una ricca zona della Turchia. Lo sconfigge nel giro di un anno.
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Dopo aver sconfitto Mitridate e sistemato la situazione nelle province orientali, Pompeo torna in Italia e scioglie l'esercito come prevedeva la legge di Roma. Il Senato però non gli permette di ricandidarsi al consolato e nega la ricompensa ai suoi soldati. Irritato, Pompeo passa ai Populares.
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Cesare, propretore della Spagna, torna in Italia con la volontà di candidarsi a console. Si mette d'accordo con Pompeo e Crasso formando il primo Triumvirato, un accordo tra privati cittadini per spartirsi il potere di Roma. Cesare infatti era esponente dello schieramento dei Popolari, Crasso dei Cavalieri e Pompeo dell'esercito.
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Cesare, eletto console,, fa approvare una riforma agraria escludendo il senato. Per mantenere il potere e competere con Pompeo, cerca di aumentare il suo prestigio in ambito militare.
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Cesare, finito il consolato, si fa nominare propretore della Gallia Cisalpina e Narbonese. Sconfigge gli Elvezi a Bibratte (58 a.c) e nel giro di tre anni (56 a.C.) conquista e romanizza la Gallia
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Per rinsaldare l'alleanza Cesare, Pompeo e Crasso si incontrano a Lucca. Decidono di spartirsi il controllo delle province: a Cesare confermato il comando della Gallia, a Crasso la Siria, a Pompeo la Spagna e l'Africa. Le decisioni vengono ratificate con un plebiscito.
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Crasso desideroso di emulare Cesare e Pompeo, attacca i Parti, ma viene sconfitto a Carre e muore. Muore anche Giulia, figlia di Cesare e moglie di Pompeo. Tra i due Triumviri si accende un'aspra rivalità.
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Cesare si scontra e perde contro Vercingetorige, capo dei Galli Averni a Gergovia. In seguito lo sconfigge ad Alesia e consolida la conquista della regione.
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Pompeo si fa nominare "Console senza collega". La rivalità con Cesare si inasprisce
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Pompeo e il senato revocano il comando sulle Gallie a Cesare, imponendogli di tornare senza esercito a Roma, come privato cittadino. Cesare varca il Pomerio (il confine sacro dello Stato), portato da Silla al Rubicone, alla testa di una sola legione. Inizia la seconda guerra civile.
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Cesare arrivato a Roma, fa costruire una flotta e si prepara ad affrontare Pompeo. Ottiene una pesante vittoria a Farsalo. in Grecia. Pompeo fugge in Egitto dove viene ucciso dal Faraone Tolomeo XIII.
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Cesare sconfigge gli ultimi pompeiani a Tapso (in Numidia, 46 a.C.) e a Munda
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Giulio Cesare ucciso in una congiura dai pompeiani
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Ottaviano (raffigurato nel busto in foto), erede di Cesare, sconfigge Marco Antonio (generale di Cesare) a Modena. Antonio fugge in Gallia.
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Ottaviano si accorda con Emilio Lepido e Marco Antonio. Il secondo triumvirato è una vera e propria magistratura. I tre emanano proscrizioni contro i loro nemici e vogliono vendicare cesare
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I due pompeiani si suicidano.
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Ottaviano tiene l'Italia e le province occidentali, Lepido l'Africa, Marco Antonio le province orientali e l'Egitto.
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Ottaviano muove guerra contro Antonio e Cleopatra
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Ottaviano sbaraglia Antonio nella battaglia di Azio, in Grecia. Antonio e Cleopatra si suicidano l'anno successivo (30 a.C.). Tutto il potere rimane nelle mani di Ottaviano.