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Il calendario, risalente con molta probabilità alla fondazione di Roma, era costituito da 10 mesi, che andavano da Marzo ad Dicembre e l'anno contava di 304 giorni.
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Numa Pompilio apportò la prima riforma al calendario romano. Si trattava di un calendario lunisolare composto da 12 mesi. Numa, infatti, aggiunse al calendario due mesi: Gennaio e Febbraio ed in questo modo l'anno contava di circa 366 giorni. Inoltre, veniva aggiunto ad anni alterni un mese intercalare, Mercedonio. L'anno intercalare, con l'aggiunta del mercedonio, risultava di 377 o 378 giorni. Ciò provocò uno sfasamento della corrispondenza tra mesi e stagioni.
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Il calendario, in uso effettivo dal 45 a.C. in poi, era costituito da 12 mesi e si trattava di un calendario solare. Giulio Cesare eliminò il mese di mercedonio, portò la durata dell'anno a 365 giorni e introdusse l'anno bisestile con intercalazione di un giorno una volta ogni quattro anni.
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Ha una durata di 365g, 5h, 49m, 12s. È il calendario attualmente in uso. La riforma fu introdotta per risolvere le anomalie del fenomeno della precessione degli equinozi e per riportare l'inizio della primavera astronomica al 21 marzo, furono soppressi i giorni compresi tra il 4 e il 15 ottobre 1582. Fu stabilito inoltre che fossero bisestili (cioè di 366 giorni) tutti gli anni divisibili per 4, eccetto gli anni iniziali di ogni secolo tranne quelli divisibili per 400.