1848-1900 italiano

  • La timida idea di una nazione italiana, il Risorgimento

    Nasce nei primi decenni dell'Ottocento assieme alla Germania, l'idea di una possibile unità nazionale, questo processo graduale viene definito Risorgimento
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    Dibattito risorgimentale

    Nel crescente interesse per un'Italia unita nascono due fazioni di pensiero politico: i moderati, che rappresentavano la destra risorgimentale e i democratici in rappresentanza della sinistra.
    I primi credevano che i sovrani avrebbero saputo guidare questo processo unificativo, i democratici non riponevano più fiducia nella monarchia, bensì credevano che il popolo avrebbe guidato lo Stato al raggiungimento della repubblica e dell'unità nazionale.
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    Esponenti delle fazioni politiche

    I Democratici furono: Garibaldi e Mazzini che promuovevano l'avvento di una Repubblica democratica, abbiamo poi Carlo Cattaneo che credeva in una Repubblica federale e democratica.
    I Moderati erano: Vincenzo Gioberti, Cesare Balbo e Camillo Benso, conte di Cavour. Il primo dei tre credeva in una Confederazione sotto guida del papa, i secondi in una Confederazione italiana sotto la guida dei Savoia (Monarchia).
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    Giuseppe Mazzini

    Noto personaggio del contesto politico-sociale ottocentesco italiano, democratico che aderì alla Carboneria nella sua prima giovinezza per poi sviluppare un concetto di "rivoluzione a cielo aperto" e fondare una nuova organizzazione politica, la Giovine Italia.
    Le quattro parole chiave per un'Italia utopica erano: una, libera, indipendente e repubblicana.
    I due binomi fondamentali nel pensiero mazziniano erano: "Dio e popolo" e "pensiero ed azione".
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    Giuseppe Garibaldi

    Generale, patriota, condottiero e scrittore italiano. Aderì agli ideali mazziniani e fece parte della Giovine Italia. Rappresentante degli ideali della sinistra storica e della repubblica.
    Lo ricordiamo come uno dei tre triumviri a capo della Repubblica romana e capo della sua più nota impresa: la spedizione dei Mille.
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    Camillo Benso, conte di Cavour

    politico, patriota ed imprenditore italiano che fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, presidente del consiglio dei ministri dal'52-'59. Nel 1861 con la proclamazione del Regno di Italia diventa il primo residente del Consiglio dei ministri.
    Sostenitore della destra storica, idee liberali, progresso civile ed economico, dell'espansionismo del Regno di Sardegna a sfavore austriaco ed infine dell'anticlericalismo.
    Riuscì a gestire con maestria gli eventi che portarono all'unità.
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    Biennio delle riforme in Italia

    Pio IX, pontefice progressista, concesse una serie di riforme amministrative e così fecero molti stati tranne il Regno delle due Sicilie, è qui che insorge Palermo, ottenendo da Ferdinando II la Costituzione. Dopo Vienna insorgono Milano e Venezia ed è qui che il Regno dei Savoia interviene e dichiara guerra all'Austria.
  • Un'Italia arretrata

    Carenza di materie prime,
    rete viaria poco sviluppata,
    nessun tipo di investimento nello sviluppo economico,
    mercato interno debole,
    frammentazione politica,
    le banche non sostengono l'economia e
    manca un ceto imprenditoriale
  • La frammentazione politica e territoriale

    L'Italia è divisa in otto stati governanti diversi: Il regno di Sardegna, Regno delle due Sicilie, Granducato di Toscana, Stato Pontificio, Regno Lombardo-Veneto, Ducato di Modena, Parma e Lucca.
  • Esplosione del '48 in Europa

    La crescente crisi di carattere economico, sociale e politico fa insorgere Parigi sotto il governo di Filippo d'Orleans;
    successivamente a Parigi insorge Vienna e a seguire Italia, Ungheria e Cecoslovacchia che si proclamano indipendenti.
    Le divisioni presenti all'interno degli stati permisero all'impero di reprimere le insurrezioni.
    Berlino segue e mette in discussione l'unità della Germania, vengono proposte due soluzioni risolutive, e scelta la formazione della "piccola Germania"
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    Prima guerra d'indipendenza

    Carlo Alberto di Savoia si coalizza con la chiesa, Regno delle due Sicilie e Granducato di Toscana per fare una guerra federale contro l'Austria . Questa alleanza si scioglie in seguito ad una minaccia di uno scisma da parte dell'Austria con la chiesa romana e così si tirano indietro gli altri.
    Rimasto solo annesse Milano, Parma, Modena e Venezia.
    Abdica in seguito in favore di suo figlio Vittorio Emanuele II che firma l'armistizio di Vignale e torna ai precedenti confini nel 1849.
  • Una breve parentesi Repubblicana

    il 9 Febbraio 1849 Pio IX in seguito ad una Costituente eletta a suffragio universale è costretto a fuggire da Roma in quanto il potere temporale fosse stato abolito, nasce la Repubblica romana guidata da Garibaldi, Armellini e Saffi.
    Leopoldo II, fugge dalla Toscana dove si instaura una seconda Repubblica con a capo un secondo triumvirato costituito da: Guerrazzi, Montanelli e Mazzoni.
    La durata sarà minima in quanto truppe austriache e francesi attaccheranno e sconfiggeranno le repubbliche.
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    >La Francia di Napoleone III

    Il suo impero aveva alla base il bonapartismo, ovvero il consenso del popolo. La sua politica estera riuscì al di sopra di ogni aspettativa, rendendo la Francia la potenza più nota in ambito europeo; il sovrano attribuì inoltre molta importanza alle imprese coloniali.
    Per avere diretto contatto con le masse della popolazione francese non usava mediatori politici e pian piano la stretta autoritaria si allentò rendendo il regime in un certo senso democratico e liberale.
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    La guerra di Crimea

    La partecipazione a questa guerra conferiva all'Italia la possibilità di avere rilievo politico nel quadro europeo, è così che si allea a favore della Turchia con Francia ed Inghilterra. Questa mossa darà la possibilità all'Italia di sedere al tavolo dei vincitori durante il Congresso di pace tenutosi a Parigi nel 1856.
  • Accordi di Plombières

    Dal '56 nasce una complicità tra Napoleone III e Cavour, la quale si rafforza in seguito ad un attentato fatto all'imperatore di Francia da parte di Felice Orsini, rivoluzionario. Cavour sa giocare la carta della preoccupazione nei confronti di un'Italia incandescente piena di rivoluzionari pronti ad insorgere. Nascono i seguenti accordi:
    -Se l'Austria avesse dichiarato guerra, la Francia sarebbe intervenuta
    -L'Italia avrebbe fatto salire due familiari del monarca francese su due troni italiani
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    Seconda guerra d'indipendenza

    Cavour provoca l'Austria mandando truppe di volontari sul confine in Lombardia e dopo aver rifiutato la richiesta di ritirare le truppe da parte dell'avversario, inizia la seconda guerra d'indipendenza. Napoleone III assunse il controllo delle operazioni ma un'improvvisa richiesta di annessione al Regno dei Savoia da parte della Toscana ed Emilia ed un possibile intervento della Prussia e Russia in favore dell'Austria lo portarono a firmare un'armistizio a Villafranca senza consultare Cavour.
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    L'unificazione tedesca

    Guglielmo I sale al trono nel '61 e l'anno seguente Otto Van Bismarck, diventa cancelliere. Vuole l'unificazione della Germania e crede che l'unico mezzo per raggiungerla sia la guerra guidata dalla Prussia. Sconfigge Danimarca ed Austria e nascono due confederazioni: Nord, presieduta dal re di Prussia e Sud indipendente dalla Prussia.
    Ora è la volta della Francia che viene sconfitta a Sedan, proclamata la Terza Repubblica si arrende al nascente Secondo Impero tedesco con Guglielmo I imperatore.
  • La spedizione dei Mille

    Nell'Italia meridionale vi è un crescente malcontento, è così che due mazziniani (Crispi e Pilo) spingeranno Garibaldi a guidare un'impresa che contava 1070 volontari. Nelle due giornate di combattimento i garibaldini ottengono numerosi successi contro l'esercito borbonico e assumono controllo dittatoriale sulle terre vinte in nome di Vittorio Emanuele II.
    Cavour che inizialmente non supportava la spedizione cambia posizione ed invia truppe assieme a Francia ed Inghilterra.
  • Divario tra Nord e Sud

    Al tempo vi era un dislivello tra le due percentuali di analfabetismo, l'estensione della rete stradale, nella struttura della proprietà agricola vigeva il latifondo al Sud e la diffusione di aziende agricole moderne al Nord. Al Sud vi era un disinteresse generale per investimenti da fare in infrastrutture, istruzione e costruzione di strade e ferrovie necessarie per un decollo economico omogeneo.
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    DESTRA STORICA

    I maggiori esponenti della destra storica furono Ricasoli, Sella e Minghetti. Estesero all'Italia la legge elettorale del Regno di Sardegna, scelsero il modello francese dello Stato accentrato, dichiararono lo Statuto Albertino nuova Costituzione italiana, credevano nel libero scambio ed introdussero la necessità del raggiungimento del pareggio di bilancio attraverso imposte dirette ed indirette, repressero il brigantaggio, imposero l'obbligo d'istruzione con la Legge Casati.
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    Un'Italia completa

    Garibaldi tenta un'azione armata per la presa di Roma ma Rattazzi, capo di governo li ferma prima di scatenare l'intervento armato dei francesi. Nel 1864 viene stipulata la Convenzione di Settembre e venne spostata la capitale a Firenze. Nel 1866 in seguito ad un'alleanza con Bismark l'Italia inizia la sua terza guerra d'indipendenza e con la pace di Vienna annette Venezia. Qualche anno dopo i francesi si ritirano e Roma diventa capitale sanando i rapporti con lo stato pontificio nel 71.
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    Identità nazionale

    La partecipazione dal basso che aveva portato all'unità d'Italia non era stata poi così prorompente nei dati effettivi, è quindi necessario un percorso graduale sviluppato attraverso la costruzione di un'identità culturale. Fu inoltre fondamentale l'istruzione che strappò numerose donne dalla tradizionale figura stereotipata, permettendo loro l'ingresso nel mondo lavorativo. Importantissimo fu il servizio militare obbligatorio, l'orgoglio della divisa e del tricolore.
  • Un'Italia appena nata

    Una volta annesso il Sud Italia al Regno di Sardegna e consegnati i territori conquistati da Garibaldi a Vittorio Emanuele II, nasce l'Italia.
    Il sovrano viene dichiarato "re d'Italia per grazie di Dio e volontà della Nazione" e criticato per una serie di scelte fatte riguardanti il mantenimento del "II" a fine del titolo monarchico e per il messaggio che inviava alla Chiesa e ai repubblicani sottolineando l'indissolubile legame con i Savoia.
  • La comune di Parigi

    In Francia il nuovo governo è guidato da Adolphe Thiers, il quale firmato il trattato di pace con la Germania dovrà affrontarne le conseguenze e così l'insurrezione di Parigi che creerà la Comune di Parigi (matrice socialista), mancava un progetto politico ma gli ideali condivisi erano: democrazia diretta, laicità, istruzione pubblica, villaggi autonomi, suffragio universale e creazione di cooperative operaie. La Francia torna ad essere unita e democratica sotto Thiers dopo soli due mesi.
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    SINISTRA STORICA

    I due esponenti furono Crispi e Depretis, conservatori degli ideali mazziniani e garibaldini. cambiarono alcuni requisiti per avere diritto al voto, annullamento della tassa sul macinato, abolizione di schieramenti ideologici con il trasformismo, inserimento di tariffe doganali per proteggere la produzione cerealicola nazionale,
  • Politica estera della sinistra storica

    In seguito all'occupazione francese della Tunisia nell'81, l'Italia che era da tempo interessata a quel territorio decide di creare la Triplice Alleanza con Austria e Germania. Nel 1882 nei pressi della Baia di Assab, Mar Rosso l'Italia occupa uno stretto territorio. Nel 1885 le truppe di muovono verso Massaua ma scatenano una violenta reazione da parte dell'Imperatore etiope che nel 1887 massacra 500 italiani.
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    Francesco Crispi

    Mazziniano e democratico in gioventù passa alla visione Stat forte avviando una politica ferrea: amministrazione centralizzata, guerra doganale con la Francia, ristretti i diritti sindacali ed aumento della polizia. Abolì la pena di morte e riconobbe una limitata libertà di sciopero, cercò di rilanciare la politica coloniale, si dismise nel 1891 per poi tornare al potere nel 1893 dopo Giolitti
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    Giovanni Giolitti

    Affronta il moto popolare dei Fasci siciliani, lavoratori che protestavano per la pressione fiscale imposta dallo stato. Giolitti viene definito un presidente del Consiglio debole in quanto non avesse preso in mano la situazione con pugno duro e viene inoltre accusato di aver coperto una scandalo che vedeva come protagonista la Banca Romana. Nel 1893 Giolitti presenta le dimissioni.
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    Periodo di crisi

    Con le dimissioni di Crispi sale alla presidenza Di Rudinì che stipulava un accordo con l'imperatore di Etiopia dove dichiarava di limitarsi all'occupazione di Somalia ed Eritrea. In seguito all'aumento del prezzo del pane nel 1898 Milano isorse e molti socialisti furono arrestati, il presidente si dimette e sale al governo Pelloux che però convoca le camere d'elezione che lasciano spazio ai socialisti. Umberto I viene ucciso e sale al trono V E III che affida il governo a Zanardelli e Giolitti.