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Con la strategia politica del "connubio", il conte Camillo Benso di Cavour si garantisce l'appoggio di un'ampia maggioranza di centro, escludendo le forze estreme.
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Cavour presenta la questione dell'indipendenza italiana alla Conferenza di Parigi.
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Felice Orsini attenta alla vita di Napoleone III, colpevole di aver represso i moti di indipendenza. Viene giustiziato ma la sua lettera indirizzata all'imperatore viene pubblicata.
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Il Regno di Sardegna cede Nizza e la Savoia alla Francia e garantisce la divisione dell'Italia in tre Stati: il nord sotto il controllo sabaudo, il centro formato dalla Toscana e dallo Stato pontificio e il sud liberato dai Borboni. In cambio ottiene l'appoggio della Francia in caso di aggressione da parte dell'Austria.
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A poca distanza dall'inizio della guerra contro l'Austria, la Francia firma un armistizio con il quale ottiene la Lombardia, che poi cede al Piemonte.
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Le popolazioni del centro Italia, chiamate ad esprimersi sull'annessione di Emilia, Romagna e Toscana al Regno di Sardegna si pronunciano favorevoli.
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Garibaldi con mille volontari salpa di Quarto e raggiunge la Sicilia che viene liberata dal controllo dei Borboni. L'esercito dei Mille risale l'Italia meridionale fino a Napoli dove viene raggiunto dalle truppe piemontesi. Vittorio Emanuele II raggiunge Garibaldi presso Teano dove si fa consegnare le terre liberate.
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Vittorio Emanuele II è proclamato primo re d'Italia.
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Le leggi vigenti nel Regno di Piemonte sono estese a tutto il Regno d'Italia, che vede un accentramento amministrativo. Questo fenomeno coincide con il dilagare del fenomeno del brigantaggio nel meridione.
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Grazie all'alleanza con la Prussia durante il conflitto contro l'Austria l'Italia ottiene il Veneto.
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La tassa sul macinato introdotta dai governi della Destra storica ha come scopo quello di favorire il pareggio di bilancio.
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Le truppe italiane entrano nello Stato della Chiesa e annettono i territori romani al regno d'Italia. Roma è proclamata capita d'Italia.
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L'Italia riconosce al Pontefice la massima autonomia nello svolgimento del magistero spirituale e forniva alla Chiesa una dotazione annua per il mantenimento della corte papale. Pio IX rifiuta l'accordo e nel 1874 proclama il "non expedit" con il quale vieta ai cattolici di partecipare alla vita politica.
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Vittorio Emanuele II nomina primo ministro Agostino Depretis. Ha inizio il governo della Sinistra storica.
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Proposta dall'omonimo ministro, la legge prevede un biennio di scuola elementare gratuito e obbligatorio.
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Depretis stipula un'alleanza con la Germania e l'Austria-Ungheria.
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Una nuova legge elettorale abbassa il limite di età e di censo per gli elettori, introducendo come criterio per poter votare la frequentazione del biennio di scuola obbligatorio. Nel sistema elettorale il collegio uninominale viene sostituito dai collegi plurinominali.
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In occasione di queste elezioni Depretis stringe un accordo con il leader della Destra storica Minghetti. Questa convergenza politica centrista viene chiamata "trasformismo".
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Per proteggere l'industria e l'agricoltura dalla concorrenza straniera sono imposti dazi all'entrata.
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Fondato da Filippo Turati, Anna Kuliscioff, Camillo Prampolini e Andrea Costa, il Partito dei lavoratori italiani diventa tre anni dopo il Partito socialista italiano.
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Crispi fa approvare al Parlamento una serie di leggi che limitano la libertà di stampa e di associazione per colpire il neonato Partito socialista.
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Crispi intensifica il conflitto con l'Etiopia, scatenando la reazione del negus Menelik che sconfigge l'esercito italiano ad Adua.