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URSS invade l'Afghanistan per sostenere la nascente "Repubblica democratica dell'Afghanistan", con idee socialiste, dalla resistenza dei mujaheddin (principalmente talebani).
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I russi entrano nel territorio afghano e vincono facilmente le prime battaglie contro i mujaheddin, che commettono l'errore di sfidare frontalmente l'URSS; la popolazione non è contenta della presenza straniera e manifesta, senza ottenere dei risultati.
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I mujaheddin si organizzano, grazie ai soldi degli Stati Uniti, grandi rivali dell'URSS durante la Guerra Fredda, e organizzano la resistenza sulle impervie montagne afghane, oltre a degli attentati nelle principali città
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Gorbačëv, nuovo capo dell'URSS, si rende conto che la guerra non si può vincere e inizia a pensare al ritiro dall'Afghanistan; nel frattempo, i talebani continuano a vincere i principali scontri armati
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I russi, ormai stanchi, vengono ripetutamente sconfitti dai mujaheddin e si ritirano dall'Afghanistan, come deciso negli accordi di Ginevra del 1988.
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I Mujaheddin conquistano l'Afganistan, sconfiggendo definitivamente i comunisti afghani, e fondano lo Stato Islamico dell'Afghanistan, nel quale vive Osama Bin Laden, responsabile degli attentati dell'11 Settembre 2001
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Un gruppo di terroristi, legati ad Al Qaeda, organizzazione che fin dal 1996 risiede in Afghanistan con l'appoggio dei talebani, attacca l'America servendosi di aerei di linea, colpendo le Torri Gemelle e il Pentagono. 2996 furono le vittime, tra cui diversi cittadini americani di origini italiane.
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Il Presidente George W.Bush jr decide di rispondere all'attacco talebano invadendo l'Afghanistan e, in soli due mesi, le truppe militari degli Stati Uniti d'America e dei governi occidentali riescono a conquistare la capitale dei ribelli (Kandahar). Gli scontri nelle principali città proseguono fino al 2003, anno in cui si instaura il nuovo governo democratico.
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Il nuovo presidente statunitense Barack Obama annuncia che il capo di al Qaida, Osama bin Laden, era stato ucciso in Pakistan, stato nel quale si erano rifugiati molti leader dei ribelli, dopo la caduta del regime talebano.
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I talebani, che non hanno mai accettato la sconfitta e hanno utilizzato la vile strategia degli attacchi suicidi, per terrorizzare la popolazione afghana, riescono a conquistare alcuni territori, prima sotto il controllo occidentale
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Stati Uniti e talebani si accordano per porre fine al conflitto: gli americani si impegnano a lasciare l'Afghanistan a condizione che i talebani rinuncino al loro legame con il terrorismo.
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Gli Stati Uniti, come da accordi, lascia l'Afghanistan ma il governo locale risulta da subito inadeguato a gestire la situazione: i talebani riescono facilmente a conquistare la capitale Kabul e a riprendere dunque il potere perso quasi vent'anni fa.