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Il Granduca Leopoldo I di Toscana abolisce la pena di morte.
Negli altri Stati la pena di morte è ancora vigente. -
La pena di morte venne abolita anche nel Regno d'Italia, durante il ministero di Giuseppe Zanardelli. Tuttavia, la pena di morte era stata de facto abolita fin dal 1877, anno dell'amnistia generale di Umberto I di Savoia (Decreto di amnistia del 18 gennaio 1878). La pena capitale restava però ancora in vigore nel codice penale militare e in quelli coloniali.
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Nel 1926 venne reintrodotta da Mussolini per punire coloro che avessero attentato alla vita o alla libertà della famiglia reale o del capo del governo e per vari reati contro lo Stato.
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Il Codice Rocco, entrato in vigore il 1º luglio 1931, aumentò il numero dei reati contro lo stato punibili con la morte e reintrodusse la pena di morte per alcuni gravi reati comuni.
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Dopo la caduta del regime fascista (25 luglio 1943), nel 1944 un decreto legge abolì la pena di morte per tutti i reati previsti dal codice penale del 1931; essa fu però mantenuta in vigore per i reati fascisti e di collaborazione con i nazi-fascisti.Dopo la fine della guerra fu ammessa nuovamente la pena di morte come misura temporanea ed eccezionale.
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L'ultima condanna a morte venne irrogata ai tre autori di una strage a scopo di rapina avvenuta nel 1945 in una cascina di Villarbasse (TO), dieci persone massacrate a bastonate e gettate ancora vive in una cisterna. L'allora capo dello Stato Enrico De Nicola respinse la grazia e il 4 marzo 1947 alle 7:45 venne eseguita l'ultima fucilazione in Italia, vicino a Torino.
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L'abolizione definitiva fu sancita il primo gennaio 1948 dalla Costituzione Italiana