Schermata 2019 11 24 alle 21.02.16

L'età giolittiana

  • Il primo governo Giolitti

    Il primo governo Giolitti
    Giolitti salì una prima volta al governo nel '91 ma si dimise nel '93 per la mancata repressione dei Fasci siciliani ed il coinvolgimento nello scandalo della Banca Romana. Il ritorno di Crispi significò attacco all'Etiopia e sconfitta di Adua nel '96; il governo Rudinì ottenne dal negus il riconoscimento delle colonie Eritrea e Somalia (protettorati dall'89-90) e represse le giornate di Milano (1889), motivo per cui nel 1900, sotto il governo Pelloux, l'anarchico Bresci uccise Umberto I.
  • L'età giolittiana

    L'età giolittiana
    La vita politica italiana fra '01 e '13 fu dominata dalla figura di Giolitti. Nato in una famiglia borghese di burocrati democratici, conosceva alla perfezione l'amministrazione e la finanza pubblica così come i meccanismi burocratico-legislativi necessari per guidare la macchina statale. Astuto, alacre, ironico affrontò la politica con fermezza priva di rancore e pragmatismo scevro da sovrastrutture ideologiche (opzione Chiesa/Stato, monarchia/Repubblica, completamento o meno dell'unità ecc.).
  • Economia

    Economia
    Finita la "grande depressione" nel '96, l'economia italiana fiorì, grazie anche all'intervento statale. Commesse pubbliche (v. ferrovie), politiche protezionistiche e banche miste avvantaggiarono, fra la "Bassa" e il "triangolo industriale" di Torino, Milano e Genova, i settori siderurgico (acciaierie a Terni, Ilva a Piombino), meccanico (FIAT, Alfa Romeo, Lancia), elettrico, tessile e agricolo (a danno del Sud esportatore di prodotti tipici quali vino, olio, agrumi etc.).
  • Società

    Società
    Lo sviluppo industriale comportò notevoli miglioramenti nel livello medio di vita degli italiani, grazie a innovazioni in campo medico, igienico e tecnologico (acqua corrente e gas nelle case, illuminazione e trasporti pubblici per le strade...). Lo sviluppo urbano fu però tumultuoso e per la classe operaia significò vivere in quartieri malsani, sovraffollati e degradati, dove l'alcolismo dilagava per effetto delle dure condizioni di vita e lavoro. Nel 1904 vi fu il primo sciopero generale.
  • Democratico al Nord...

    Democratico al Nord...
    Qui Giolitti mostrò il suo volto aperto e tollerante. Consentì gli scioperi e lasciò liberi i sindacati. Convinto che l'Italia non corresse pericolo rivoluzionario (posto il governo non avesse favorito eccessivamente interessi di parte), varò riforme (diminuzione dell'orario di lavoro, pensione di invalidità e vecchiaia, tutela di maternità e lavoro minorile) migliorative di vita, salari e consumi dei lavoratori, nazionalizzò i trasporti (Ferrovie) e tentò lo stesso con le assicurazioni (INA).
  • ...conservatore al Sud

    ...conservatore al Sud
    Qui Giolitti mostrò il suo volto corrotto e reazionario. Aggravò la "questione meridionale" (e tributaria). Ad eccezione della costruzione dell'acquedotto pugliese, non fece che elargire fondi rapsodici ed emergenziali, utili non alla crescita ma ad alimentare clientelarismo e corruzione. Represse nel sangue scioperi, arrestò sindacalisti, usò prefetti contro gli oppositori e brogliò per far eleggere parlamentari "fedeli", tanto da meritarsi l'appellativo di "ministro della malavita" (Salvemini)
  • Emigrazione

    Emigrazione
    Fenomeno già diffuso dal 1870 (5 milioni di singoli (1/5 della popolazione), spesso giovani uomini, per brevi periodi, verso Americhe, Germani e Francia dove, accusati di "rubare il lavoro", subirono il massacro di Aigues-Mortes nel '93), esplose nell'età giolittiana (9 milioni di persone, spesso intere famiglie, quasi sempre meridionali, per sempre, specie verso USA). Dolore, spopolamento e depauperamento umano furono in parte compensati dai vantaggi delle rimesse e dalla crescita dei salari.
  • Politica estera

    Politica estera
    Per accontentare nazionalisti, élites industriali e finanziarie (specie i cattolici del Banco di Roma) e contrastare l'emigrazione, Giolitti decise di occupare la Libia dichiarando guerra alla Turchia nll'11. Non venendo a capo della resistenza libica, attaccò il Dodecaneso e la Turchia, temendo per i Dardanelli, cedette ('12). Le industrie pesanti trassero vantaggio dalla nuova colonia, gli emigranti elusero l'infertile "scatolone di sabbia" (Salvemini) (il petrolio venne scoperto nel '59).
  • Verso i socialisti

    Verso i socialisti
    Il Partito Socialista Italiano (PSI) nato nel '96 era lacerato dalla divisione fra riformisti (Turati, Treves, Bissolati) e "massimalisti" (Labriola, Lazzari, Mussolini), vicini al sindacalismo anarco-rivoluzionario di Sorel. Giolitti avrebbe voluto coinvolgerli al governo, ma l'ala massimalista, refrattaria alla collaborazione coi governi "borghesi", prevalse sempre più su quella riformista, al punto che nel '12 Mussolini divenne direttore del giornale di partito, l'Avanti.
  • Politica interna

    Politica interna
    Giolitti introdusse il suffragio universale maschile nel '12 con l'obiettivo di di allargare la base di partecipazione politica alla vita dello Stato (che passò dal 9,5 al 24% della popolazione) ed avvicinare le istituzioni ai due grandi movimenti di massa: socialista e cattolico, rappresentantivi rispettivamente del mondo operaio e contadino
  • Verso i cattolici

    Verso i cattolici
    Pio X ammorbidì il Non expedit di Pio IX ('74): i cattolici penetrarono nella società (sindacati e leghe "bianche", associazioni afferenti a Opera dei Congressi o Azione Cattolica) e nella politica prima come singoli parlamentari ('04), poi come gruppo (nel '13 sottoscrissero con Giolitti il "patto Gentiloni": avrebbero votato liberale in cambio di contrasto a norme anticlericali in materia di istruzione e morale (v. divorzio)). Nel '19 sarebbe nato il Partito Popolare Italiano (PPI).
  • Cultura

    Cultura
    Si affermò la cultura di massa: impennò la produzione di giornali e l'offerta editoriale. Come in Europa, alla stella morente del positivismo (l'antropologia criminale di Lombroso) si sostituirono le correnti antipositiviste in campo filosofico (lo storicismo di Croce e l'attualismo di Gentile) ed irrazionaliste in campo artistico-letterario (l'antidemocratico superomismo di D'Annunzio, l'esaltazione della macchina e della guerra dei futuristi di Marinetti)
  • Fine di un'era

    Fine di un'era
    Indebolito dall'insuccesso dell'impresa libica (anche perché fino al '27 la sovranità italiana rimase limitate alle coste), Giolitti soccombette al governo del conservatore Salandra. Questi inviò l'esercito contro gli operai della "settimana rossa" in Romagna e nelle Marche. L'Italia ripiombò nel clima di terrore della fine del secolo mentre s'avviava verso la prima guerra mondiale. Giolitti si oppose all'intervento italiano nel conflitto ma inutilmente. L'età giolittiana era davvero finita.