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Dal padre Giovan Francesco, giureconsulto che lo avvia agli studi giuridici
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Marino viene cacciato da casa data la sua passione per l'amore e la poesia ma decide di restare a Napoli e trova protezione in Giambattista Manso. Viene poi assunto in qualità di segretario
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Marino andò in carcere con l'accusa di essere coinvolto nell'aborto di una sua amante. Vi restò poco tempo e ci tornò dopo due anni con l'accusa di aver falsificato dei documenti
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Giunto a Roma si guadagnò la protezione di Battista Guarini e nel frattempo continuò a scrivere poesie liriche; partì per Venezia e pubblicò le Rime
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Marino seguì il cardinale Pietro Aldobrandini a Ravenna. Questi anni favorirono lo studio
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Aldobrandini avvisò Marino che il tribunale dell'inquisizione stava per chiedere il suo arresto quindi lui lasciò Ravenna e si trasferì a Torino
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Murtola vide in Marino un avversario e per questo decise di spararlo, ma non lo colpì. Scese in accordo con Carlo Emanuele I e questa si può considerare una vittoria letteraria, sociale e cortigiana
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Marino finì in prigione accusato di maldicenza nei confronti del duca; dopo progettò una fuga in Inghilterra
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Durante il viaggio scrisse una lettera a Maria de Medici che lo invitò a fermarsi a Parigi. Durante questo periodo portò a termine vecchie opere
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Marino torna a Roma e qui incontro un clima differente perché al potere c'era Papa Urbano VIII (esponente di una poesia diversa da quella di Marino) per questo fu sottoposto a processo e condannato a correggere l'Adone
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Tornò a Napoli e qui morì