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Marino diventa il candidato del centrosinistra nella corsa al Campidoglio, ottenendo il 55% delle preferenze.
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Marino diventa il nuovo sindaco di Roma, imponendosi al ballottaggio con il 63,9% e sconfiggendo il primo cittadino uscente Gianni Alemanno.
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Dopo lunghe traversie e polemiche, diventa definitivamente legge il provvedimento promosso dal governo per salvare la Capitale dai debiti. Soddisfatto il sindaco, che aveva minacciato di bloccare la città in caso di mancata approvazione.
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Ignazio Marino, in una cerimonia pubblica e nella sua qualità di ufficiale di stato civile, trascrive nel registro anagrafico comunale gli atti di matrimonio esteri di 16 coppie formate da persone dello stesso sesso.
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Esplode la polemica sulle multe relative alle soste vietate della Fiat Panda del primo cittadino. Dopo qualche giorno Marino si scusa. A febbraio 2015 il pm chiede l'archiviazione.
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Quasi 900 vigili "disertano" il lavoro la notte di Capodanno. Duro il sindaco: "Dovranno rendere conto". La procura ha appena chiuso l'inchiesta: 149 gli indagati a rischio processo.
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Dopo 24 giorni di sciopero, Marino chiede le dimissioni dei vertici di ATAC e dell'assessore ai Trasporti, Guido Improta.
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Divampano le polemiche riguardo al funerale in grande stile di uno dei membri della famiglia Casamonica, uno dei clan criminali più potenti della Capitale. Dure le parole del sindaco Ignazio Marino. “E’ intollerabile che i funerali siano strumenti dei vivi per inviare messaggi mafiosi".
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Dopo le polemiche sulle spese di rappresentanza, il sindaco - pressato dalla sua stessa maggioranza - si dimette. Ma avverte: "posso ritirare le dimissioni entro 20 giorni".
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Il 29 ottobre Ignazio Marino annuncia l'intenzione di ritirare le proprie dimissioni, chiedendo una discussione in aula. Ma i consiglieri comunali non ci stanno: in 26 (tra cui 19 PD) firmano le dimissioni, formalizzando la fine dell'esperienza di governo. Il prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, è il nuovo commissario di Roma.