-
L'ingegnere Carlo Semenza presenta per conto della Sade, società Adriatica di elettricità, in questo anno, un primo progetto: una diga di 130 m di altezza, ma non riscuote successo.
-
Dopo 8 anni la Sade e Semenza ne presentano uno nuovo di altezza 190 metri, ben 60 metri più della precedente.
-
15 ottobre voto favorevole del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici: alla riunione partecipano 13 componenti su 34, dunque senza che venga raggiunto il numero legale.
-
Viene redatto il primo progetto esecutivo: una diga di 202 metri di altezza che diventeranno 261 e mezzo con l'ultima modifica nel 1957: la diga più grande del mondo. Carlo Semenza, il progettista, chiede quindi al geologo dal Piaz di stendere una relazione geologica da allegare alla domanda per l’approvazione finale del progetto da parte del ministero. Dal Piaz si limita a firmare la relazione del progetto precedente, quello di 202 metri che gli invia Semenza.
-
La SADE comincia i lavori di scavo senza autorizzazione. Nel frattempo, si decide di modificare il progetto e di alzare di 60 metri la diga, cosa che allarma il geologo Dal Piaz. Il geotecnico Müller si accorge che il terreno è franoso, ma comunque si continua la costruzione della diga.
-
Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nomina la Commissione di Collaudo, per accertare che la diga venga costruita secondo le prescrizioni.
-
La diga è ormai costruita, quando frana la diga di Pontesei, a pochi kilometri dal Vajont, esce un articolo di Tina Merlin, intitolato "La SADE spadroneggia ma i montanari si difendono", per cui verrà denunciata.
-
La prima prova d'invaso causa una frana dal monte Toc, esce successivamente una relazione geologica di Franco Giudici e Edoardo Semenza, ove si evidenzia il rischio che l'acqua dell'invaso possa rimettere in movimento l'antica frana del Vajont. Più avanti si stacca un altro pezzo di roccia dal Toc e su di esso compare una fessura molto grande, ma che inizialmente si pensava fosse solo un movimento superficiale. Lo svaso raggiunge i 600 metri, e Tina Merlin viene assolta dal Tribunale di Milano.
-
Esce un altro articolo di Tina Merlin intitolato "Una frana di 50 milioni di metri cubi minaccia vita e averi degli abitanti di Casso". Per assicurarsi che non ci sia pericolo, viene fatto un modellino in scala del Vajont simulando la frana, e vengono piantati quattro pali sul Toc, che servono per controllare se il franamento in atto sia profondo o superficiale, e, se si spezzano è superficiale, mentre se restano integri è profonda; uno solo si spezza. La SADE ha l'autorizzazione per continuare.
-
Il professor Ghetti dopo molte prove con il modellino consegna la sua relazione alla SADE, nel quale dice di non oltrepassare una certa quota nelle prove di invaso, ma non viene resa pubblica. Comincia allora poi la seconda prova di invaso, che porta l'acqua a 700m, dopo comincia lo svaso.
-
La SADE vende la diga all'ENEL, tuttavia viene ancora gestita dalla SADE. Quindi si ha un terso e ultimo invaso, dove l'acqua raggiunge i 710m, sul Toc si apre un'altra fessura, si notano inclinazioni degli alberi; l'8 ottobre, il giorno prima del disastro, viene ordinata al sindaco l'evacuazione, ma ormai è troppo tardi.
-
Il 20 luglio la sentenza riconosce la totale colpevolezza di Biadene e Sensidoni: il primo viene condannato a 6 anni di reclusione, il secondo a 4 anni e 6 mesi; Violin e tutti gli altri vengono assolti.
-
Iniziano anche le cause civili promosse dai comuni: l'Enel metterà a disposizione 10 miliardi dell'epoca, ma con la condizione che i superstiti rinuncino a costituirsi parte civile. La ricostruzione dei paesi delle attività economiche distrutte avverrà attraverso la legge speciale del Vajont, più volte rifinanziata. Longarone verrà interamente ricostruita, mentre Erto resterà a lungo interdetta e il divieto di risiedere verrà revocato solo in questo anno.