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Il brand viene accusato di Child Labor nelle sue filiere di approvvigionamento in Vietnam e Cambogia.
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Prima inchiesta di Report sulle condizioni dei lavoratori (in nero) nella filiera dei brand del lusso (pelletterie in Toscana e Campania).
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Aggiornamento di Report sulle condizioni dei lavoratori nella filiera della pelle con nuovo focus sui calzaturifici nelle Marche e nella Riviera del Brenta.
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Prima denuncia di Greenpeace della deforestazione dell'amazzonia a supporto della crescente industria della carne.
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Nike, Clarks, Adidas, Timberland e altri minacciano di interrompere l'approvvigionamento di pelli dal Brasile
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Il governo cinese vara un piano 5ennale per regolare l'industria della concia (ca. 700 unità all'epoca) predisponendo: il trattamento separato delle acque contenenti cromo, obiettivi di riduzione dei principali inquinanti derivanti dalla concia, standard di produzione minimo per le concerie, standard di protezione ambientale.
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Tra il 2010 e il 2013 ad Haining city, in seguito all'attuazione della normativa ambientale, vengono chiuse 30 concerie su 38.
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60 gruppi e marchi di abbigliamento (es. Adidas, Burberry, C&A, Columbia, Yves Saint Laurent, Li&Fung, PPR) si impegnano a non impiegare cotone uzbeco per child labor
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I 4 più grandi colossi brasiliani della carne si impegnano a non comprare carni provenienti da allevamenti non registrati (e quindi illegali).
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Polemica sull'utilizzo di piume di pavone di Burberry provenienti da India (illegale esportare per legge nazionale) o Sud America (aste illegali). Dopo la polemica il brand cambia canali di approvvigionamento preferendo quelli più controllati europei.
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Nel 2012-2013 emergono le preoccupanti condizioni di lavoro nelle concerie in Bangladesh (sfruttamento minori, inquinamento ambientale, danni salute), sopratto il distretto di Hazaribagh (Dhaka).
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Capsule collection di 3 modelli di pelletteria con pelle certificata brasiliana e "passaporto" per ciascuna borsa.
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Crollo a Dhaka (Bangladesh) di un edificio commerciale di 8 piani in cui sono morte 1129 persone che lavoravano per grandi brand dell'abbigliamento. Il caso ha suscitato un grande sollevamento dell'opinione pubblica e ha portato ad istituire la Fashion Revolution Week (promossa dall'omonima Ong).
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Adidas (2014), Gucci (2018-2020), H&M (2018), Napapijri (2018), Stella McCartney (2017) Prada (2019) e altri (principalmente settore sport).
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A seguito di controlli vengono chiuse molte concerie perchè in violazione delle disposizioni sulla protezione ambientale nella provincia di Hebei.
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23 persone operanti in una conceria del distretto di Haining (Cina) vangono arrestate per scarico illegale di fanghi da concia.
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PETA solleva una polemica sulle condizioni dei coccodrilli (sia in Texas che in Zimbawe) usati per produrre la famosa borsa Birkin (a seguito di un'investigazione sotto copertura). L'attrice a cui la borsa è dedicata dichiara di voler disassociare la propria immagine alla borsa. Hermes nega l'associazione alle aziende in questione e dichiara di attenersi ai migliori standard di controllo dei suoi fornitori di pelle di coccodrillo.
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Inchiesta sul distretto di S. Croce fatto tramite la campagna "Change your shoes" di Abiti Puliti in cui si evidenziano una serie di problematiche nel settre della pelle a livello mondiale, nazionale e distrettuale (S. Croce).
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PETA acquisisce piccoli share di brand importanti (es. Hermes, LVMH, Prada) per poter accedere ai shareholder meetings.
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Dopo una serie di violazioni ambientali, che partono dal 2001, il governo decide di chiudere il distretto di Hazaribagh (Bangladesh).
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Luis Vuitton mette in commercio delle scarpe "made in Romania" per errore di etichettatura (dovevano essere presentate come scarpe "made in italy")
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Emergono nuove preoccupazioni sulle concerie in India (Kampur, ca. 400 concerie), sulla presenza di sostanze tossiche nel Gange e sui danni alla salute di chi lavora in conceria e di chi vive nelle vicinanze.
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Nuove indiscrezioni sulle condizioni dei lavoratori nelle filiere di approvvigionamento del brand nel Far East.
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Indagine svolta in Uttar Pradesh (Nord India) e Tamil Nadu (Sud India) per documentare le insostenibili condizioni in cui versa il settore della concia in India.
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Collegamento tra l'industria della pelle italiana con la deforestazione in Brasile e Paraguay.
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Dal Fashion Transparency index (elaborato dalla Ong Fashion Revolution) emerge che Dior, Chanel, Dolce & Gabbana, Max Mara, H&M, Disigual e altri sono i brand meno trasparenti nella loro filiera e quelli che affrontano un maggiore supply chain slavery risk.
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Dai report pubblicati da Baptist World Aid Australia e Know the Chain nel 2018 emerge come i più grandi brand dell'abbigliamento e del lusso non raggiungono i banchmark settati per prevenire il rischio di lavoro forzato nella supply chain e segnano un punteggio molto basso rispetto all'impegno per tracciabilità, rispetto diritti umani e sostenibilità.
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Dalla collaborazione con l’associazione ambientalista Parley for the Oceans, nasce una scarpa composta per il 95% da plastica recuperata dagli oceani.
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Polemica nata dopo la dichiarazione di Burberry nel suo annual report di distruggere prodotti finiti. Successivamente emerge come la pratica sia ampiamente diffusa tra i brand di lusso.
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In cina vengono chiuse 70 concerie per violazione della normativa ambientale nei distretti di Wuji and Xinji.
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Burberry banna la pratica di bruciare i materiali invenduti e anuncia la collaborazione con Elvis & Kresse per il recupero dei materiali non impiegati.
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I sedili della i3 (gamma elettrica) vengono da materiali riciclati o innovativi e naturali.
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Nuovo report sulle condizioni dei lavoratori di colore (rifugiati/centri accoglienza) con contratti precari e condizioni dei lavoratori nelle pelletterie cinesi.
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Dopo l'impiego di PU/PVC al posto della pelle, molti brand della moda iniziano ad impiegare alternative innovative e naturali.
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Coalizione di aziende globali leader del settore della moda e tessile (ready-to-wear, sport, lifestyle e lusso), oltre ai fornitori e distributori, che si impegnanoi al raggiungimento di una serie di obiettivi condivisi e focalizzati su tre aree principali: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani.
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18 brand che avevano minacciato di bannare la pelle dal Brasile chiedono garanzie maggiori sulla tracciabilità delle pelli prima di effettuare nuovi ordini.
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Macron annuncia che i paesi G7 stanzieranno $20 mil per combattere gli incendi in Brasile. Anche LVMH stanzia €10 mil.
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La VF Corporation ( Vans, Dickes, The North Face e Timberland), banna completamente l'utilizzo di pelli dal Brasile. Una settimana dopo anche H&M dichiara lo stop all'approvigionamento di pelle dal brasile - in conseguenza anche alle politiche di Bolsonaro.
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Dopo uno stop di 14 mesi, 248 concerie in Jajmau (Kanpur) vengono chiuse fino a nuovo ordine.
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Certificazione nata dalla collaborazione fra ICEC, UNIC (Concerie Italiane), i partner brasiliani CICB (associazione dei conciatori brasiliani) - CSCB (Brazilian Leather Sustainability Certification) e la National Wildlife Federation, ONG statunitense, per garantire il livello di tracciabilità delle elli provenienti dal Brasile.
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Le capsule collection sostenibili e le strategie di sostenibilità sono una strategia sempre più comune tra i brand dell'alta moda.
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Nuovo studio che collega grandi nomi del lusso al contrabbando di esemplari esotici negli USA tra il 2003 e il 2013.
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La Francia approva una legge che vieta la distruzione di articoli invenduti per case di moda, produttori di articoli elettrici, cosmetici e prodotti per l’igiene della persona.
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Evidenza delle condizioni di semi-schiavitù dei lavoratori in una pelletteria nel napoletano.
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PETA pubblica un nuovo reportage sulle condizioni degli animali nella filiera internazionale della pelle.
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Inchiesta di Amnesty che collega il colosso brasilaino JBS alla compravendita di pelli provenienti da siti disboscati illegalmente.
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Inchiesta di Earthsight (ong inglese) che collega la deforestazione in Paraguay con le concerie italiane e i brand di auto di lusso. Le case auto e le concerie coinvolte rispondono di avere una dichiarazione del Governo paraguaiano che certifica la trasparenza dei fornitori di pelle (ma problema della dilagante corruzione nel paese).