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Nacque il movimento sionista che promuoveva la creazione di una patria per il popolo ebraico, che per secoli avevano subìto discriminazioni e pogrom. Alcuni decenni più tardi, anche i palestinesi cominciarono a battersi per la propria autodeterminazione e per ottenere la sovranità sul territorio conteso.
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Il Regno Unito emette una dichiarazione che promette il sostegno ad una "casa nazionale per il popolo ebraico" in Palestina.
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Dopo la Seconda guerra mondiale, l’Assemblea generale delle Nazioni unite approvò la Risoluzione 181: sanciva la divisione del territorio in due Stati indipendenti, uno arabo e uno ebraico.
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David Ben Gurion proclamò la nascita dello Stato d’Israele, presto riconosciuto da buona parte della comunità internazionale.
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Una coalizione di Stati Arabi e truppe palestinesi attaccò Israele: è la prima guerra arabo-israeliana. Israele riuscì a conquistare nuove porzioni di territorio, ma non l’attuale Striscia di Gaza né la Cisgiordania. All’incirca 700mila palestinesi fuggirono dalle proprie terre: nei loro ricordi, quel conflitto è la «Nakba», la catastrofe. Ma anche gli israeliani subirono pesanti perdite. E nel giro di poco tempo, 800 mila ebrei furono espulsi dai Paesi arabi per trovare rifugio in Israele.
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Fondate nel 1948 «per difendere l'esistenza, l'integrità territoriale e la sovranità dello Stato di Israele» e «proteggere gli abitanti di Israele e combattere ogni forma di terrorismo che minacci la vita quotidiana», le forze armate israeliane organizzarono, sostituirono e fusero tra loro le varie organizzazioni armate come la Haganah e la sua sezione operativa chiamata Palmach, di cui facevano parte anche ex-membri della Brigata ebraica, Etzel e Lehi.
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Alla fine di ottobre, il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser nazionalizzò il canale di Suez. Israele invase l’Egitto, lo stesso fecero le truppe inglesi e francesi. Le ostilità cessarono dopo pochi giorni, anche per via dei negoziati e delle pressioni di Stati Uniti e Unione Sovietica. Il canale, però, riaprì solo nel 1957.
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Dopo che l’Egitto chiese l’evacuazione dei Caschi Blu dal Sinai e impose il blocco dello Stretto di Tiran, nel Mar Rosso, Israele attacca in modo preventivo i suoi nemici e conquista la Cisgiordania, la Striscia di Gaza, Gerusalemme Est e le Alture del Golan. Gli eserciti arabi subirono pesanti perdite, gli israeliani persero poche centinaia di soldati.
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A Monaco di Baviera si stavano svolgendo le Olimpiadi estive del 1972. La notte del 5, un commando di terroristi palestinesi irruppe villaggio olimpico: entrarono nelle stanze della squadra israeliana, uccisero due atleti prendendone in ostaggio nove. Inutile il tentativo di liberarli da parte della polizia tedesca: tutti gli ostaggi furono uccisi dai terroristi, morti anche due agenti e cinque membri del gruppo «Settembre nero».
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Nel giorno del Kippur, la festa religiosa ebraica dell’espiazione, una coalizione di Stati arabi invase a sorpresa Israele. Nelle fasi iniziali le truppe arabe guadagnarono terreno, ma vennero poi respinte dall’esercito israeliano, sostenuto dagli alleati (compresi gli Stati Uniti).
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Un piano di pace che prevedeva il ritiro israeliano dal Sinai e tracciò la strada per un autogoverno palestinese nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.
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In un incidente a Gaza tra un camion dell’esercito israeliano e due furgoni con cittadini della Striscia morirono quattro cittadini di Gaza. Presto si scatenò una vera e propria rivolta, con scontri armati, proteste ed episodi di disobbedienza civile verso le autorità israeliane a Gaza e in Cisgiordania. L'insurrezione si concluse nel 1993.
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Nel 1993 vennero siglati gli Accordi di Oslo tra Israele e Olp, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Storica la foto dei due leader, il premier israeliano Yitzhak Rabin e Yasser Arafat che si stringono la mano davanti a Clinton, con la Casa Bianca sullo sfondo. Di fatto, un altro piano di pace, che traeva ispirazione da alcune risoluzione dell’Onu e allargava l’autogoverno palestinese su Gaza e sulla Cisgiordania.
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Ariel Sharon, l’allora capo del Likud e futuro premier israeliano, andò in visita al Monte del Tempio, luogo sacro per ebrei e musulmani nella Città vecchia di Gerusalemme. Un modo, secondo i palestinesi, per rivendicare la sovranità ebraica su quel luogo. Per cinque anni le proteste infiammarono Israele, Gaza e Cisgiordania, provocando centinaia di morti tra israeliani e, soprattutto, palestinesi.
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Il voto del 25 gennaio del 2006 in Palestina consegnò Gaza al controllo di Hamas, un gruppo islamico di destra radicale (e associato al terrorismo) che sconfisse il più moderato Fatah, che mantenne il controllo in Cisgiordania. Dopo l’insediamento al potere di Hamas, Israele decise nel 2007 di imporre un blocco a Gaza che dura da allora e che limita la mobilità di persone e beni.
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il presidente statunitense Donald Trump ha ufficialmente riconosciuto Gerusalemme come capitale dello stato di Israele.
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Il 7 ottobre 2023, Hamas ha annunciato l'avvio dell'operazione inondazioni di Al-Aqsa, un attacco armato contro Israele, partendo in particolare dalla striscia di Gaza. Per il numero di vittime civili e di ostaggi, si tratta del più grave attentato nella storia di Israele. Il conflitto continua ancora oggi.
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Israele ha bombardato 426 obiettivi nella Striscia di Gaza.
Hamas nella mattinata colpisce un ospedale ad Ascalona con un razzo e nella serata il governo israeliano invoca "articolo 40 Aleph", dichiarando formalmente guerra contro Hamas, per la prima volta dopo la guerra dello Yom Kippur. -
Nell'ottobre del 2023, i combattimenti si intensificarono in Israele, con l'esercito israeliano che riconquistò le zone attaccate dai guerriglieri palestinesi. Successivamente, l'IDF iniziò un assedio a Gaza, bloccando forniture vitali. Aerei e truppe israeliane attaccarono obiettivi militari di Hamas in una zona densamente abitata. L'invasione di terra iniziò il 26 ottobre, mirando a isolare Gaza. Entro il 16 novembre, le forze israeliane avevano ottenuto significative conquiste territoriali.
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La fazione Huthi dello Yemen entra nel conflitto rivendicando un massiccio attacco missilistico e con droni verso il porto israeliano di Eilat, annunciando nuovi attacchi finché Israele non cesserà le operazioni militari in Palestina. Il bombardamento tuttavia viene neutralizzato dai sistemi di difesa aerea israeliani e non produce conseguenze.
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Il 19 novembre, un commando Huthi attacca una nave mercantile legata a un israeliano nel Mar Rosso (appartenente a una società britannica), sequestrando l'equipaggio. Il 10 dicembre, droni yemeniti vengono abbattuti dalla fregata francese Languedoc. Il 12 dicembre, un missile yemenita colpisce una petroliera norvegese, scatenando un incendio. Attacchi con droni degli Huthi il 15-16 dicembre portano alla sospensione dei traffici marittimi nel Mar Rosso, con conseguenze economiche negative.
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Il 24 novembre viene concordata tra Israele e Hamas una tregua di quattro giorni per consentire l’ingresso di aiuti umanitari nonché lo scambio di 50 ostaggi rapiti da Hamas con 150 tra donne e minori detenuti da Israele.
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Dopo due proroghe della tregua, il 1° dicembre entrambe le parti riprendono le ostilità. Hamas lancia missili su Israele, ma senza effetti significativi. L'IDF intensifica raid aerei e avanzate di terra, penetrando nella Striscia meridionale e ordinando nuove evacuazioni.
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Entro il 10 dicembre, le forze israeliane raggiungono il centro di Khan Yunis e continuano la guerra urbana a Gaza. Il 15 dicembre, attacco su Rafah e scoperta di un grande tunnel di Hamas. Il 21 dicembre, l'IDF annuncia la conquista dei quartieri governativi di Gaza. Il 1° gennaio 2024, riduzione di riservisti nel nord di Gaza, iniziando una nuova fase di guerra di almeno sei mesi per individuare e catturare miliziani.
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Gli Huthi minacciano di compiere nuovi attacchi marittimi ogni 12 ore nel caso in cui Israele non cessi ogni ostilità verso Hamas. Tale minaccia di intensificazione degli sforzi arriva dopo l’annuncio dell’Operazione Prosperity Guardian, sostenuta da una coalizione di nazioni tra cui l’Italia per contrastare le aggressioni yemenite.
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Un raid israeliano colpisce un edificio in Libano dove si erano rifugiati alcuni capi di Hamas tra cui l'importante leader Saleh al-Arouri la cui morte è stata subito confermata. Hamas ha reagito al colpo subito congelando i negoziati per un nuova tregua e per il rilascio di altri ostaggi. Lo stesso giorno l'IDF ha annunciato di aver occupato anche i quartieri a est di Gaza, conducendo parallelamente una nuova offensiva per espugnare i tunnel di Hamas anche nel sud della Striscia.