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Lo zar Alessandro II tentò di affrontare i problemi della Russia attraverso una cauta politica di riforme, tra cui l'abolizione della servitù della gleba. Tuttavia la riforma non ebbe gli effetti sperati.
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Un populista assassinò lo zar Alessandro II nel 1881
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I socialisti russi fondano il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR).
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Il Partito Operaio Socialdemocratico Russo si divise in due correnti contrapposte: bolscevichi, capeggiati da Lenin, e menscevichi, guidati da Martov.
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Una pacifica manifestazione a San Pietroburgo fu repressa nel sangue e ciò comportò rivolte e disordini in tutta la Russia. La protesta si allargò andando a coinvolgere l'esercito e costringendo lo zar Nicola II a concedere l'elezione di un Parlamento (la Duma). La rivoluzione culmina ad ottobre, quando venne creato il primo soviet dei lavoratori a San Pietroburgo, guidato da Trockij.
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Le Dume elette in questo periodo non ebbero mai un ruolo effettivo. In questo periodo Stolypin cercò di attuare una riforma agraria, che però fallì.
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Un'insurrezione di operai e soldati a Pietrogrado costrinse lo zar ad abdicare e nacque così la Repubblica. La Repubblica era caratterizzata da due centri di potere: un governo provvisorio, presieduto da L'vov, e il soviet di Pietrogrado, dominato dai socialrivoluzionari e dai menscevichi.
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Lenin rientrò, aiutato dai tedeschi, in Russia e con le Tesi di aprile sancisce tre idee fondamentali del partito bolscevico: tutto il potere ai soviet, la pace e la terra ai contadini.
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Operai e soldati scesero in piazza per protestare contro la guerra, ma la protesta fu sedata e lo stesso Lenin dovette rifugiarsi in Finlandia. Nel mese di settembre il comandante dell'esercito, Kornilov, marciò contro Pietrogrado, ma il colpo di stato fu sventato dal socialrivoluzionario al governo Kerenskij grazie all'aiuto fondamentale dei bolscevichi, che diventarono così molto importanti nella politica russa.
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Le guardie rosse, senza spargimento di sangue, occuparono i punti strategici di Pietrogrado e il giorno seguente conquistarono il Palazzo d'Inverno, che sanciva la vittoria dei bolscevichi.
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Ebbero luogo le elezioni per eleggere l'Assemblea Costituente.
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In piena guerra civile, entrò in vigore la prima Costituzione sovietica.
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In questo periodo si scontrarono in Russia le armate bianche dei contro-rivoluzionari, aiutate dai paesi occidentali che non volevano l'espansione della rivoluzione, e l'Armata rossa, l'esercito bolscevico. La guerra si concluse con la vittoria delle truppe rosse, ma vide il susseguirsi di grandi atrocità e un gran numero di morti da entrambe le parti.
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Il governo bolscevico attuò in campo economico una politica autoritaria per far fronte alle pessime condizioni economiche della Russia. Il comunismo di guerra prevedeva la nazionalizzazione di terre e imprese e uno stretto controllo statale sull'economia, ma risultò molto impopolare tra i contadini.
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L'Assemblea Costituente, ostile ai bolscevichi, fu sciolta da Lenin, che assunse tutti i poteri.
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La Russia firmava la pace con la Germania a condizioni durissime: cessione alla Germania delle regioni fra Bielorussia e Caucaso, riconoscimento dell'indipendenza di Finlandia e Ucraina e rinuncia alle pretese territoriali sui paesi baltici.
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I marinai di Kronstadt, che avevano sempre appoggiato la rivoluzione, diedero vita ad una rivolta, spietatamente repressa, contro il comunismo di guerra.
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Durante il X Congresso del Partito Comunista fu approvata la Nuova Politica Economica (NEP), che segnò la fine del "comunismo di guerra" e riapriva al libero commercio. La NEP ebbe conseguenze positive sull'economia russa. Un altro importante provvedimento del X Congresso fu la proibizione del frazionismo, approvando la regola del centralismo democratico e accentuando il carattere autoritario del partito. L'URSS diventava quindi sempre più uno Stato totalitario a partito unico.
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Nel dicembre 1922 nacque, in seguito all'unione alla Russia di altre provincie, l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS).