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La crisi del '29

  • Isolazionismo

    Isolazionismo
    Vinta la guerra e raggiunta una ricchezza inimmaginabile altrove, si affermò in America il desiderio di difendere il privilegio conseguito rifiutandosi di intervenire a favore dell'Europa. Nel 1919 gli USA non ratificarono il trattato di Versailles e non entrarono nella Società delle Nazioni; nel 1920 il repubblicano Harding vinse le presidenziali sulla base di un rigido programma isolazionista. Era la fine al sogno del democratico Wilson di un'America arbitro dell'equilibrio internazionale.
  • I "ruggenti anni Venti"

    I "ruggenti anni Venti"
    Crebbero enormemente produzione e consumo, che divenne di massa grazie a moderne tecniche pubblicitarie e nuove forme di distribuzione e pagamento. 1/5 degli americani possedeva un'auto, 1/6 una lavatrice, 2/3 l'energia elettrica... Nei night trionfava il jazz e la voglia di oblio della guerra mentre dilagavano xenofobia ed odio per il diverso, fosse esso il nero o l'immigrato: europeo e sovversivo. Il Ku Klux Klan cresceva nei consensi mentre si svolgeva il processo farsa a Sacco a Vanzetti.
  • Proibizionismo

    Proibizionismo
    Nel tentativo di colpire un consumo tipicamente "europeo" viene proibita la vendita ed il consumo di alcolici. La politica proibizionista, del tutto fallimentare, viene sospesa nel 1933 non senza aver raggiunto come suo unico effetto quello di far prosperare la criminalità organizzata, quale quella del famoso gangstar italiano Al Capone.
  • Immigrazione

    Immigrazione
    Scarsa mortalità, l'alta natalità e massiccia migrazione dall'Europa (10 milioni di europei su 75 milioni di americani) incrementarono costantemente la popolazione Usa fra 1890 e 1930. Massiccia fu anche l'immigrazione italiana fra 1900 e 1914 (con un picco di 800.000 migranti nel 1913) tanto che, per legge, nel 1924 gli ingressi italiani vennero limitati a 3800 contro i 42000 dell'anno precedente.
  • Il boom della borsa

    Il boom della borsa
    Le politiche liberiste repubblicane degli anni Venti fedeli al mito della "mano invisibile" (scarsa spesa pubblica, poche imposte dirette, basso tasso di interesse e quasi nulla regolazione economica) favorirono la concentrazione della ricchezza nazionale nelle mani di pochissimi e, in virtù di un incauto ed immotivato ottimismo, fecero lievitare il valore delle azioni e la febbre speculativa della classe media, che ricorse ampiamente al credito bancario per investire in azioni.
  • Segnali di crisi

    Segnali di crisi
    Vennero ignorati i molteplici segnali di crisi: il calo dei prezzi agricoli, la scarsa crescita dei salari operai (la dura repressione delle proteste aveva enormemente indebolito i sindacati) con conseguente aumento della povertà e calo della capacità di acquisto dei consumatori. La crisi di sovrapproduzione era alle porte.
  • Il "giovedì nero"

    Il "giovedì nero"
    Il "velo di Maia" cadde nell'autunno del '29 quando, diffusosi improvvisamente il panico, milioni di azioni vennero vendute in poche ore, polverizzando immense fortune con conseguenze catastrofiche sul piano individuale e collettivo. La crisi dei privati (che avevano acquistato azioni a credito) divenne crisi delle banche. Ne conseguì una spaventosa contrazione della liquidità ed un vertiginoso aumento della disoccupazione.
  • Scelte scellerate

    Scelte scellerate
    Gli USA del repubblicano Hoover rifiutarono di abbandonare il gold standard e ridurre il tasso di interesse, cose che avrebbero svalutato il dollaro favorendo circolazione monetaria ed esportazioni. Vararono inoltre provvedimenti protezionistici rinunciando a regolare il sistema economico internazionale. Tali politiche si rivelarono miopi e scellerate. La Germania ad esempio, ampiamente dipendente dal credito, ripiombò nella crisi nera e si dichiarò insolvibile.
  • New deal

    New deal
    Il presidente il democratico F.D.Roosvelt, influenzato dalle idee dell'economista Keynes, abbandonò le politiche liberiste per un intervento statale a sostegno del reddito (per aumentare la domanda e ridurre la sperequazione sociale): sostenne il credito, svalutò il dollaro, limitò la produzione, impose una tassazione progressiva, sancì il diritto a sciopero, organizzazione sindacale e contrattazione collettiva, impiegò disoccupati in grandi opere e creò un sistema pensionistico e assistenziale.
  • "Chiaccherate al caminetto" e trionfo elettorale

    "Chiaccherate al caminetto" e trionfo elettorale
    Il successo del New deal non fu immediato né omogeneo (non ne beneficiarono neri e donne) ma il carisma di Roosvelt gli permise comunque di trionfare nelle nuove consultazioni elettorali col 60% dei voti. Il presidente infatti, intercettando la voglia di riscatto della gente comune, aveva saputo instaurarvi un contatto caldo, famigliare e incoraggiante attraverso le famose "fireside chats" trasmesse per anni via radio con cadenza settimanale.
  • Opposizioni e bilanci

    Opposizioni e bilanci
    Il New deal fu duramente osteggiato dal mondo delle lobby e dall'élite imprenditoriale e finanziaria. La Corte suprema, espressione dei loro interessi, ne respinse alcuni provvedenti finché Roosvelt non riuscì ad imporvi giudici favorevoli alla propria amministrazione. Sebbene i risultati economici non furono immediatamente eclatanti, il New deal suscitò ottimismo e speranza. Il rinnovato protagonismo statale poneva le basi del welfare state e di una più equa redistribuzione della ricchezza.