1848-71 Italia

By Dawei
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    Origine dell'idea d'Italia

    Dante nel De vulgari eloquentia lanciava una famosa invettiva contro la decadenza e il disordine della penisola (Ahi serva Italia, di dolore ostello,/nave sanza nocchiere in gran tempesta,/non donna di provincie, ma bordello!) Anche altri letterati italiani vissuti prima dell'Ottocento, come Francesco Petrarca («Italia mia, benché 'l parlar sia indarno..), Niccolò Machiavelli (pigliasse Italia per liberarla dalle mani dei barbari), Ugo Foscolo invocavano la creazione di un vero stato italiano.
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    Le società segrete

    Le società segrete, come la massoneria o la carboneria costituivano una prima forma di insurrezione contro il loro presente sistema governativo, dunque significativo per il futuro sviluppo ideale.
  • Gli ideali della rivoluzione francese

    Gli ideali della rivoluzione francese
    Gli ideali rivoluzionari erano emozionanti per gli intellettuali italiani, che costituiranno un fondamento per le varie insurrezioni avvenute nel corso dell'Ottocento che chiedevano la costituzione, ma era anche importante per la futura formazione dei vari partiti.
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    Arretratezza dell'Italia

    Intorno alla metà dell'Ottocento, l'Italia era ancora una regione basata sull'agricoltura e considerata arretrata. Siccome il paese non disponeva di molte materie prime, l'industria non era valorizzata come in Inghilterra. Anche la rete viaria era poco sviluppata e questo ostacolava il commercio tra i stati. Mancavano gli imprenditori che favorissero nuove attività produttive. Insomma per vari motivi, l'Italia era poco sviluppato e questo comporterà al malcontento e l'idea di un risorgimento.
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    Gli stati eurpei come modello per l'Italia

    Molti Intelletuali guardavano con ammirazione altri stati come gliStati Uniti e l'Inghilterra, quest'ultimo era come modello per Cavour. Il voler di raggiungere a pari livello in ambito industriale a questi stati diventerà sicuramente uno dei motivi maggiori all'unificazione d'Italia.
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    Delle prime unificazioni parziali

    La Repubblica italiana nel 1802 a seguito della rivoluzione francese e poi il Regno d'Italia nel 1805 con Napoleone re d'Italia.
    Tutte due erano delle brevi e limitate esperienze ma che creavano speranza nel cuore degli intellettuali italiani
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    Movimento risorgimentale

    Si sviluppò un crescente interesse per l'idea d'Italia e si creò un dibattito da cui si contrapposero due principali schieramenti: quello moderato e quello democratico. Per i moderati solo attraverso i sovrani si poteva raggiungere gradualmente all'unificazione nazionale. Per i democratici, il fallimento dei moti degli anni Venti e Trenta dimostrava l'inaffidabilità dei sovrani. Per questo credevano che solo attraverso il popolo si poteva unificare l'Italia e che doveva essere una repubblica.
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    Le donne nel Risorgimento

    Non devono essere scordate le figure femminili nella lotta per l'unità d'Italia. Tra esse, abbiamo Anita, moglie di Garibaldi, che lottò fino a morire presso Ravenna, Cristina Trivulzio di Belgioioso che organizzò il pronto soccorso per i feriti a causa della guerra, Teresa Casati Confalonieri che condivideva gli ideali carbonari, dunque liberali, e infine Bianca Milesi che aiutò i patrioti esiliati in Francia.
  • Rivolta nel Regno delle Due Sicilie

    Nel Regno delle Due Sicilie, il 1 luglio 1820, a Nola, il prete carbonaro Minichini e gli ufficiali Morelli e Silvati diede il via a una rivolta che coinvolse lo stesso esercito guidato dal Generale Guglielmo Pepe. Ferdinando I fu così costretto a riconoscere la costituzione di Cadice. Con il principio di intervento sancito dalla Santa Alleanza, nel Regno di Napoli l'ordine fu riportato dalle truppe austriache, che sconfissero l'esercito di Guglielmo Pepe ed entrarono a Napoli il 23 Marzo 1821.
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    I moti degli anni Venti e Treanta

    Ci furono una serie di ondate di rivoluzioni partendo dalla Spagna fino ad arrivare in tutta Europa.
  • Rivolta nel Piemonte

    Il 6 Marzo 1821 i capi dell'insurrezione convinsero Carlo Alberto a partecipare alla rivolta. Ma con una serie di voltafaccia Carlo Alberto non partecipo più. il 10 marzo la guarnigione di Alessandria si ribellò. Vittorio Emanuele I abdicò a favore di suo fratello ma che non era presente. Carlo Alberto divenne quindi reggente e concesse la costituzione di Cadice specificando che la concessione era subordinata alla consenso del re e ciò avveniva solo per cause di forza maggiore.
  • Giovine Italia

    Giovine Italia
    Nel 1831 Mazzini fondò una nuova organizazione politica, la Giovine Italia, con un chiaro obiettivo: unire il paese liberandolo dal governogoverno dispotico del sovrani. La Giovine Italia si discostava dall'elitarismo delle società segrete, per assumere una forma più simile ai partiti moderni.
    Aderi alla Giovine Italia anche Giuseppe Garibaldi (1807-1882), che poi si distanziò dalle posizioni più radicali di Mazzini.
  • Rivolta in Centro Italia

    Nel 1831 scoppiò un'altra rivolta nel centro Italia. Francesco IV d'Este sperava di ampliare i propri somini e dunque strinse rapporti con società segrete al fine di trarre dei vantaggi da un'eventuale insurrezione. La notte precedente, però, Francesco IV fece arrestare alcuni capi dell'insurrezione. Ma la rivolta esplose ugualmente e venne stabilito un Governo Provvisorio delle Province Unite. Senza l'aiuto della Francia liberale le truppe austriache vinsero facilmente gli insorti.
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    Pensiero e azione

    Per Mazzini il pensiero teorico non andava disgiunto dall'azione concreta. Ne conseguiva il celebre binomio mazziniano: pensiero e azione. Tutte le insurrezioni che vennero tentate In quegli anni fallirono. Il fallimento di quelle insurrezioni alimentò la polemica nei suoi confronti: Mazzini venne accusato dai moderati di iniziare con suo credo rivoluzionario il meglio della gioventù italiana spingendola a un inutile sacrificio
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    Garibaldi in Sud America

    L'esilio in Sud America costituiva una importante esperienza in ambito militare, in cui migliorò la sua abilità militare, e dunque sarà indispensabile per le sue seguenti imprese in Italia per l'unificazione.
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    Bienno delle Riforme

    Nel 1846 venne eletto papa Pio IX che non aveva mai manifestato simpatie liberali. Ma i primi atti compiuti dal papa sembrarono che si trattasse di un papà liberale. In breve tempo tutta la penisola venne percorsa da iniziative riformatrici. L'unico stato italiano che rifiutò ogni tipo di riforma era il Regno delle Due Sicilie che scatenò dunque una protesta. Preoccupato dalla situazione, Ferdinando II concesse la Costituzione e si verificò di seguito una reazione a catena in tutta Italia.
  • Esplosione del 1848

    Esplosione del 1848
    Scoppiò un'ondata rivoluzionaria semza precedenti per ampiezza e intensità in quasi tutta l'Europa.
  • Prima Guerra d'Indipendenza

    Prima Guerra d'Indipendenza
    Dopo che Vienna era insorta, seguirono il suo esempio Venezia e Milano. Il 23 marzo quando gli austriaci abbandonarono Milano, Carlo Alberto decise di dichiarare guerra all'Austria con duplice intento: acquistare nuovi territori e togliere l'iniziativa ai democratici e ai repubblicani. Si aggiunsero altri eserciti italiani. Ma quando l'Austria minacciò Pio IX di uno scisma, quest'ultimo uscì dal conflitto e dunque tutti gli altri stati italiani tolsero il loro appoggio. La guerra divenne regia.
  • Repubblica federale di Cattaneo

    Il milanese Carlo Cattaneo puntava a una repubblica federale. Infatti lui scriveva "la reale libertà dei diversi popoli, storicamente presenti, con le loro specifiche caratteristiche, nel territorio nazionale. Come modello guradava agli Stati Uniti e alla Svizzera e riteneva che lo stato centralizzato avesse ormai dimostrato storicamente tutta la sua inadeguatezza. Per raggiungere la confederazione repubblicana italiana occorreva procedere attraverso riforme politiche ed economiche.
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    Libera Chiesa in Libero Stato

    Libera Chiesa in Libero Stato: lo Stato consentiva a tutti la libertò di fede, ma la Chiesa non aveva nessuno diritto né privilegio.
    Liberista in economia, favorì lo sviluppo dell'agricoltura con la modernizzazione del sistema agrario, abbassò le tariffe doganali per favorire gli scambi commerciali, migliorò strade e ferrovie. Piemonte divenne la regione più evoluta d'Italia.
  • La Guerra Regia e il resto d'Italia

    Carlo Alberto riuscì a sconfiggere gli austriaci in alcune battaglie ma perse nello scontro decisivo a Custoza e firmò un armistizio. Finiva così la prima fase della guerra. Il resto dell'Italia fu percorsa da una ondata protesta. A Roma venne fondato una repubblica e in Toscana un triumvirato. Carlo Alberto riprese il conflitto, ma venne sconfitto e decise di abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II. Venne firmato un armistizio. Anche il destino delle altre città italiane era segnato.
  • Leggi Siccardi

    Nel 1850 nel Regno di Sardegna vennero costituiti le leggi Siccardi in cui poneva fine ad alcuni tradizionali privilegi della Chiesa, tra cui principlamente il foro ecclesiastico (il clero prima era giudicato dai tribunali ecclesiastici anche per reati comuni) e il diritto di asilo (era impedito prima arrestare nelle chiese e nei conventi). Questo fu una tappa fondamentale per la futura laicizzazione del governo italiano. Mentre nel resto Italia vennere abrogate tutte le costituzioni.
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    Altri fallimenti insurrezionali

    Tra il 1851 e il 1852 a Belfiore, nove patrioti vennero impiccati. Nel 1853 Mazzini tentò un'insurrezione a Milano, ma venne repressa facilmente con conseguenti arresti e condanne a morte. Nel 1857 ci fu la spedizione di Sapri condotta da Carlo Pisacane che sbarcò a Sapri con la speranza di innescare un'insurrezione con i contadini. Ma i contadini collaborarono con l'esercito borbonico e i rivoltosi vennero repressi e lo stesso Pisacane si suicidò. Cavour sembrava l'unica via possibile.
  • Il "connubio" e la rivoluzione parlamentare

    Il "connubio" e la rivoluzione parlamentare
    Cavour venne eletto presidente del Consiglio grazie al connubio in cui il centro-destra si alleò con il centro-sinistra. Siccome questo accordo portava a un'ampia base parlamentare, il re per volontà del Parlamento dovette affidare il governo a Cavour. Lo Statuto Albertino che affidava al re la nomina del governo venne travolta. Adesso era il Parlamento a indicare al re quale governo avrebbe appoggiato. Si trattò di una rivoluzione parlamentare che andrà a diventare la base d'Italia.
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    La Guerra di Crimea

    Cavour apettava un'occasione per espandere nell'Italia settentrionale e questa arrivò quando scoppiò una guerra tra la Turchia e la Russia. Il Piemonte si alleò con la Turchia assieme la Francia e l'Inghilterra. Nel 1855 i Russi si arresero e Cavour poté "sedere al tavolo dei vincitori". Al Congresso di pace tenuto a Parigi nel 1856 Cavour sottolineò la questione dell'unità d'Italia e finalmente questo problema divenne una questione europea.
  • Società Nazionale Italiana

    Società Nazionale Italiana
    Nel 1857 a Torino fu costituita la Società Nazionale Italiana che si proproneva di realizzare l'unità d'Italia sotto la guida di Casa Savoia. Si aderì a questa società anche Giuseppe Garibaldi.
  • Attentato a Napoleone III

    Attentato a Napoleone III
    Nel gennaio del 1858 un repubblicano italiano, Felici Orsini, lanciò tre bombe contro la carrozza di Napoleone III. Quest'ultimo si salvò, ma morirono numerose persone tra la folla. Cavour seppe capovolgere questa situazione apparentemente avversiva. Convinse che l'episodio dimostrava la gravità della situazione italiana, pronto ad esplodere in una rivoluzione repubblicana e democratica.
  • Accordi di Plombières

    Nel lugio del 1858 Cavour Napoleone II a Plombières strinsero i seguenti accordi: la Francia sarebbe intervenuta con il suo esercito a fianco del Regno di Sardegna solo se era l'Austria a dichiarare guerra; una volta conseguiti la vittorra, la Francia avrebbe ottenuto come compenso Nizza e Savoia; l'Italia sarebbe divenuta una confederazione divisa in 4 parti: alto, centro, basso e il papato. La Francia intendeva avere egemonia sull'Italia, mentre Cavour voleva allontanare gli austriaci.
  • La Seconda Guerra d'indipendenza

    La Seconda Guerra d'indipendenza
    Cavour, per provocare l'Austria a dichiarare la guerra, mandò l'esercito ai confini con la Lombardia. Dopo alcuni discorsi provocatorie, l'Austria mandò un'ultimatum, ma venne respinto, dunque il 29 aprile ebbe inizio la seconda guerra d'indipendenza. Le truppe franco-piemontesi ottennero rapide vittorie, mentre in altre regioni le popolazioni insorsero e chiesero l'annessione della Toscana e dell'Emilia Romagna al Regno di Sardegna.
  • La terza guerra d'indipendenza e il Veneto Italiano

    La terza guerra d'indipendenza e il Veneto Italiano
    L'Italia, stretto un'alleanza con la Prussia, impegnava le truppe asburgiche a sud, mentre i prussiani a nord. Dunque l'Austria dovette affrontare una guerra su due fronti e venne sconfitto a Sadowa dai Prussiani. Nonostante la vittoria contro gli italiani, il 23 agosto l'Austria dovette firmare il trattato di Pace a Praga a causa della potenza militare prussiana. La Prussia ottenne il controllo sulla Confederazione tedesca, mentre l'Italia finalmente ottenne il Veneto.
  • Pace di Villafranca

    Siccome non era prevista l'annessione delle due regioni italiane al Regno di Sardegna e sotto la pressione sia interne sia esterne, Napoleone III firmò l'armistizio con l'Austria. Seguendo l'accordo di Plombiéres, Nizza e Savoia vennero cedute alla Francia, mentre il Piemonte ottene le due regioni italiane. La cessione di Nizza provocò molte proteste all'interno del regno, ma comunque questo atto fu significativo, poiché cedendo Savoia, il regno diventava da dinastico a nazionale.
  • Guerra politica e non sociale

    I siciliani appoggiavano per due principali motivi: il popolo sperava in un riscatto sociale, dunque un'equa distribuzione delle terre, mentre ila classe dirigente speravano in una trasformazione politica. Garibaldi, capendo che non avrebbe ottenuto successo senza l'appoggio della classe dirigente, una volta gli insorti manifestarono la loro intenzione di riscatto sociale, non esitò a ordinare la repressione in cui i rivoltosi vennero arrestati e fucilati.
  • La spedizione dei Mille

    La spedizione dei Mille
    Con il crescente malcontento popolare del Sud, Crispi e Pilo suggerirono a Garibaldi di guidare la spedizione dei Mille. Siccome sorsero diverse opinioni, l'unica via per partire era di nascosto. La notte del 5 maggio, 1070 volontari guidati da Giuseppe Garibaldi partirono su due piroscafi. Riforniti di armi a Talamone, raggiunsero a Marsala e grazie all'afflusso di volontari, le camicie rosse ottennero importanti successi contro l'esercito borbonico.
  • L'intervento di Cavour e l'annessione delle Marche e dell'Umbria

    L'intervento di Cavour e l'annessione delle Marche e dell'Umbria
    Cavout, vedendo il successo dei Mille, decise che era indispensabile un intervento da parte dei sabaudi. Diversi motivi mutarono l'opinione di Cavour: il suo timore di un Sud reppublicano; una battaglia contro Roma che avrebbe provocato la Francia; la possibilità di strappare le Marche e l'Umbria dallo Stato Pontificio. Ottenuto l'assenso della Francia e dell'Inghilterra, le truppe sabaude conquistarono le due regioni e attraverso dei plebisciti, le due regioni vennero annese al regno sabaudo.
  • La vittoria nel Sud e l'annessione al Regno di Sardegna

    La vittoria nel Sud e l'annessione al Regno di Sardegna
    Grazie al numero sempre maggiore di volontari e all'intervento diretto dell'esercito sabaudo e a causa della debolezza e arretratezza dell'esercito borbonico, le camicie rosse senza incontrare difficoltà entrarono a Napoli e il 1 ottobre vinsero la battaglia decisiva a Volturno. Il 26 ottobre 1860 ci fu l'incontro tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi a Teano dove l'ultimo dovette consegnare i territori al re. Si tennero dei plebisciti a suffragio universale con i quali fu approvata l'annessione.
  • Il Regno d'Italia

    Il Regno d'Italia
    Il 17 marzo si riunì a Torino il primo Parlamento nazionale, dove Vittorio Emanuele II fu dichiarato "re d'Italia per grazia di Dio e volontà della Nazione". Questa espressione e il "II" vennero aspramente criticate ma comunque si riuniva per la prima volta dall'Impero romano l'Italia.
  • Morte di Cavour

    Morte di Cavour
    Tre mesi dopo l'unificazione formale d'Italia, il 6 giugno 1861 morì Cavour, il principale artefice di questa grandiosa impresa.
  • Un primo intervento su Roma

    Un primo intervento su Roma
    Per unire Roma al Regno d'Italia, Garibaldi con l'appoggio del capo del governo Urbano Rattazzi decise di entrare a Roma con l'esercito ma venne fermato dallo stesso esercito italiano inviato da Rattazzi poiché Napoleone III minacciò l'Italia con l'intervento dell'esercito francese se l'iniziativa fosse proseguita. Lo scontro avvenne sull'Aspromonte. Garibaldi stesso venne ferito e arrestato. Il governo italiano si convinse che l'unica via possibile era l'accordo con la Francia.
  • Firenze Capitale d'Italia

    Firenze Capitale d'Italia
    Per garantire il suo impegno a difendere i confini dello Stato Pontificio, l'Italia trasferì la sua capitale da Torino a Firenze. Questa scelta causò una protesta a Torino, dove morirono una trentina di morte e oltre cento feriti.
  • la Convenzione di Settembre

    la Convenzione di Settembre
    l'accordo venne stipulata nel 1864 con la Convenzione di Settembre con cui l'Italia si impegnava a difendere i confini dello Stato pontificio in cambio del graduale ritiro delle truppe francesi da Roma.
  • Roma Capitale d'Italia

    Roma Capitale d'Italia
    Con la caduta del Secondo Impero francese, il 20 settembre 1870 un corpo di Bersaglieri comandati dal generale Raffaele Cadorna, entrò in Roma attraverso la storica breccia di Porta Pia. Il papa si dichiarò prigioniero dello Stato italiano e indisponibile a ogni trattativa. Il 2 ottobre si svolse il plebiscito per l'annessione. Il trasferimento della capitale da Firenze a Roma avvenne nel luglio 1871.
  • La legge delle "guarentigie"

    La legge delle "guarentigie"
    Nel maggio del 1871 il governo approvò unilateralmente la legge delle guarentigie che garantiva al papa di svolgere liberamente il suo magistero. Il papa inoltre non era soggetta alle leggi dello Stato italiano, si riconosceva la sua sovranità sulla città del Vaticano e anche una dotazione annua di 3 milioni di lire. Il papa respinse queste norme e nel 1874 vietò addirittura ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana. Si creava dunque una frattura tra l'Italia laica e cattolica.