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STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO

  • MERCANTILISMO

    MERCANTILISMO
    MERCANTILISMO: dal XVI fino alla metà del XVIII sec. I mercantilisti si chiedevano come far diventare sempre più potente lo Stato; suggerivano ai sovrani di ostacolare le importazioni alzando i dazi doganali e di aiutare le esportazioni (protezionismo); in questo modo lo stato sarebbe diventato più ricco e più potente (esercito).
    Circolo virtuoso di benessere e crescita:
    -Elevate esportazioni-afflusso di oro-aumento degli investimenti-aumento della produzione.
  • Period: to

    PERIODO PRE-SCIENTIFICO

    il periodo comprende il mercantilismo e la fisiocrazia e si conclude con la pubblicazione dell'opera di Adam Smith intitolata La Ricchezza delle Nazioni
  • FISIOCRAZIA FRACOIS QUENAY

    FISIOCRAZIA FRACOIS QUENAY
    : si basa sull’idea che esistono leggi di natura anche nell’economia, come nella biologia, chimica, fisica. Lo stato non deve intervenire nelle attività economiche, perché altererebbe il naturale funzionamento del sistema.
    L’unico settore che produce nuova ricchezza è quello agricolo; gli altri settori (commercio, artigianato, servizi …) modificano solamente i beni prodotti da quello agricolo. Opera di riferimento la Tableau Economique di François Quesnay.
  • SCUOLA CLASSICA ADAM SMITH

    SCUOLA CLASSICA ADAM SMITH
    critica il mercantilismo, sostiene l’assoluta libertà dell’iniziativa economica privata, dei commerci internazionali. Utilizza il metodo scientifico allo studio dell’economia; condivide con i fisiocratici l’idea di una “legge naturale dell’economia”.
    La legge naturale della domanda e dell’offerta permette al mercato di distribuire le ricchezze nel modo più razionale possibile: lo Stato non deve intervenire in alcun modo, per non alterare il naturale funzionamento del sistema economico.
  • Period: to

    PERIODO SCIENTIFICO

    periodo che va dal 1776 ai giorni nostri. le basi teoriche dell'economia sono irrobustite dalla elaborazione di un metodo scientifico. questo periodo comprende la Scuola Classica, la Scuola Socialista, la Scuola Keynesiana e la Scuola Neoliberista.
  • SCUOLA SOCIALISTA KARL MARX

    SCUOLA SOCIALISTA KARL MARX
    critica il sistema capitalista fondato sul libero mercato, denunciando lo sfruttamento delle classi lavoratrici e gli squilibri economico sociali inaccettabili. Comprende diverse correnti di pensiero; alcune rivoluzionarie, altre riformiste.
    Karl Marx, esponente principale, studia scientificamente il processo grazie al quale il sistema capitalista, concentrando sempre più la ricchezza nelle mani di pochi e creando masse di poveri sempre più vaste, produrrà le condizioni per la sua distruzione.
  • SCUOLA KEYNESIANA JOHN MAYNARD KEYNES

    SCUOLA KEYNESIANA JOHN MAYNARD KEYNES
    La sua teoria nasce dalla grande crisi finanziaria del 1929, che dimostrò l’incapacità del libero mercato di mantenere un equilibrio garantendo la piena occupazione. Keynes critica le teorie economiche classiche. Siccome il mercato da solo non può garantire la piena occupazione, occorre che lo Stato intervenga per stimolare la crescita economica; creando opere pubbliche lo Stato dà soldi alle imprese, che potranno investirli aumentando la produzione; le imprese creeranno nuovi posti di lavoro.
  • CONTRORIVOLUZIONE NEOLIBERISTA MILTON FRIEDMAN

    CONTRORIVOLUZIONE NEOLIBERISTA MILTON FRIEDMAN
    criticano la teoria di Keynes. L’eccesso di spesa pubblica ha portato gli Stati a indebitarsi sempre più, pagando interessi sempre più alti fino a quando il debito diventa insostenibile. Così vengono sottratte risorse economiche alle imprese, che non possono più investire e creare nuova ricchezza e nuovi posti di lavoro. La politica di sostegno alla domanda di beni e servizi rischia di creare inflazione.
  • SITUAZIONE ATTUALE

    SITUAZIONE ATTUALE
    contrapposizione fra neokeynesiani, che sostengono l’intervento pubblico nell’economia e neoliberisti, contrari all’intervento pubblico.
    La maggior parte dei sistemi economici di oggi sono misti: il vero problema è stabilire, a seconda delle diverse situazioni, fino a dove deve spingersi l’intervento dello Stato, non escludendolo totalmente, né considerandolo sempre come risolutivo.