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I patriarchi della Bibbia, sono Abramo, suo figlio Isacco e il figlio di Isacco Giacobbe, chiamato anche Israele, capostipite degli Israeliti.
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Secondo i testi biblici, il nome Mosè significherebbe salvato dalle acque a ricordo del suo miracoloso ritrovamento nel Nilo. Cresciuto come un principe d'Egitto libera attraverso l'intervento di Dio il popolo di Israele schiavo.
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Con Regno di Israele, si intende, secondo il racconto biblico, il regno unito degli Israeliti formatosi attorno al 1030 a.C. negli attuali Israele, Cisgiordania e Giordania, abitato prevalentemente da Ebrei.
L'ultimo dei suoi sovrani fu il re Salomone, attorno al 933 a.C.: le tribù del nord contestarono l'autorità di Roboamo, successore di Salomone, e si organizzarono nel Regno d'Israele, retto da Geroboamo, mentre quelle del sud costituirono il Regno di Giuda, governato dalla dinastia davidica. -
Dopo la morte del re Salomone (circa 933 a.C.), quando il Regno di Giuda e Israele si scisse in due entità autonome:
il Regno di Israele nel Nord della Palestina, composto dalla maggior parte delle tribù ebraiche;
il Regno di Giuda nel Sud, comprendente il territorio della tribù di Giuda, quello della tribù di Simeone e la maggior parte della tribù di Beniamino, oltre che numerosi membri della tribù di Levi, che non possedeva terra. -
Il re assiro Tiglat-Pileser III nel 733 a.C. attaccò il regno e ne annesse una parte, insediando un certo Osea (732 a.C.-722 a.C.) e deportando parte della popolazione in Assiria (2Re15,29;1Cr5,26). Quando Osea si ribellò agli assiri intervenne il re Salmanassar V che nel 722 a.C. distrusse Samaria. Deportò gran parte della popolazione israelita in varie zone del nord della mesopotamia (2Re17,6), dove si fusero con le altre popolazioni.
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Esilio o cattività babilonese è definita la deportazione a Babilonia dei Giudei di Gerusalemme e del Regno di Giuda al tempo di Nabucodonosor II. Dal punto di vista cronologico può essere indicato un periodo di massima compreso tra il VII e il VI secolo a.C..
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Nel 538 l'editto di Ciro consente ai Giudèi esiliati a Babilonia di tornare a Gerusalemme, di riportarsi gli oggetti d'oro asportati da Nabucodonosor (il tesoro del Tempio) e di ricostruire il tempio (Esdra 1, 2-4). Molti preferiscono restare. Alcuni, un "resto" degli esiliati, sotto la guida di Schesbassar rientrano in patria.
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Le conquiste di Alessandro Magno sul finire del IV secolo a.C. diffusero la cultura greca e la colonizzazione, un processo culturale chiamato Ellenizzazione, nei territori non greci, ivi compreso il Levante. Tutto ciò diede origine all'età ellenistica che ebbe l'ambizione di creare una comune e universale cultura dell'impero alessandrino fondata su una fusione dell'Atene del V e IV secolo (età periclea) con le altre culture del Vicino Oriente.
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La guerra giudaica di Pompeo rappresenta una delle fasi finali della terza guerra mitridatica combattuta tra il generale romano ed i due regnanti in Giudea, Giovanni Ircano II e Aristobulo II, nel 63 a.C.. Tale guerra portò all'occupazione romana dei loro territori.
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Nel 66 scoppiò un'insurrezione ebraica che diede inizio alla prima guerra giudaica. Quattro anni più tardi, nel 70, le legioni romane comandate da Tito riconquistarono e distrussero Gerusalemme, compreso il Secondo Tempio. Questo avvenimento, particolarmente doloroso nella storia giudaica, è commemorato ogni anno il nono giorno del mese ebraico Av.
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La diaspora degli ebrei nel mondo antico (diaspora ebraica), dopo le successive deportazioni in Assiria (721 a.C.) e a Babilonia (586 a.C., esilio babilonese) e soprattutto a seguito della fine di un'entità politica ebraica in Palestina dopo le conquiste militari dei romani e la duplice distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 e nel 135 d.C.
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L'Impero romano infine si divise (395) e la Giudea divenne parte dell'Impero romano d'Oriente, conosciuto come Impero bizantino. Nel V secolo, il 10-15% della popolazione era costituito da Giudei, concentrati in gran parte in Galilea. Il Giudaismo era l'unica religione non-Cristiana ad essere tollerata, ma c'erano divieti per i Giudei concernenti la costruzione di nuovi luoghi di culto, il ricoprire cariche pubbliche o possedere schiavi.
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Nel mese di aprile 637, il califfo Omar si recò di persona a Gerusalemme per ottenere la sottomissione della città.
La conquista musulmana della città permise agli Arabi di consolidare il controllo sulla Palestina, controllo che non sarebbe stato più minacciato fino alla Prima Crociata nel tardo XI secolo. -
l 7 giugno i crociati raggiunsero Gerusalemme. Come ad Antiochia la città fu posta sotto assedio, probabilmente i crociati stessi soffrirono più dei cittadini di Gerusalemme, a causa della carenza di cibo ed acqua attorno a Gerusalemme.
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L'assedio di Gerusalemme ebbe luogo dal 20 settembre al 2 ottobre 1187. Ebbe come esito la riconquista di Gerusalemme da parte di Saladino e il quasi totale collasso del crociato Regno di Gerusalemme.
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Il decreto dell'Alhambra, noto anche come editto o decreto di Granada, è stato un decreto emanato il 31 marzo 1492 dai re cattolici di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando II di Aragona, con il quale diventava obbligatoria l'espulsione delle comunità ebraiche dai regni spagnoli e dai loro possedimenti. Furono cacciati 300.000 individui. La "nazione ebraica" resta così al bando dalle comunità cristiane per molti secoli.
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Il 12 luglio del 1555 il papa Paolo IV, al secolo Giovanni Pietro Carafa, con la bolla Cum nimis absurdum, revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani ed ordinò l'istituzione del ghetto, chiamato "serraglio degli ebrei", facendolo sorgere nel rione Sant'Angelo accanto al teatro di Marcello. Fu scelta questa zona perché la comunità ebraica, che nell'antichità classica viveva nella zona dell'Aventino e, soprattutto, in Trastevere, vi dimorava ormai prevalentemente.
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Mandato britannico della Palestina (in inglese Mandatory Palestine) fu un'istituzione storica, frutto degli Accordi Sykes-Picot del 1916, che permise al Regno Unito di governare la Palestina tra il 1920 e il 1948, dopo la sconfitta dell'Impero ottomano nella Grande guerra.
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Il 29 novembre 1947, il Piano di partizione della Palestina elaborato dall'UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine) fu approvato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York (Risoluzione 181 dell'Assemblea Generale). Quando le truppe inglesi lasciarono il Medio Oriente, nel maggio 1948, fu immediatamente proclamato lo stato di Israele.
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Gli stati arabi considerarono la creazione dello stato ebraico un atto di forza intollerabile: un esercito di palestinesi e truppe dei paesi arabi circostanti attaccò il nuovo stato iniziando la lunga stagione delle sconfitte militari. Aggressioni dei paesi arabi e controffensive violentissime portarono i soldati di Israele ad occupare vaste zone interamente abitate dai palestinesi. I conflitti del 1956, 1967 e 1973 aprirono le porte alla tragedia dei "territori occupati":
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La presenza ai vertici istituzionali di Israele e dei territori palestinesi dei due partiti fautori dello scontro rende impossibile la risoluzione del conflitto. In caso di un nuovo e definitivo accordo, È interesse per le fazioni contrapposte mantenere la situazione di conflitto e alimentare lo scontro soprattutto quando ci sono scenari diversi, come a esempio gli Accordi di Oslo del 13 settembre 1993 tra Yitzhak Rabin, Bill Clinton e Yasser Arafat. Accordo non mantenuto dai successori.