Leopardi  giacomo (1798 1837)   ritr. a ferrazzi  recanati  casa leopardi

GIACOMO LEOPARDI

By barbian
  • NASCITA

    Nasce a Recanati (MC) da una famiglia nobile e reazionaria, ferocemente contraria a tutte le nuove idee politiche e sociali dell'Illuminismo.
    La famiglia Leopardi era una delle più importanti famiglie della nobiltà terriera marchigiana, ma si trovava in cattive condizioni patrimoniali e per questo osservavano una rigida economia per conservare il decoro esteriore.
    La madre, donna dura e gretta, era dedita alla cura del patrimonio.
    Il padre, uomo molto colto, aveva creato una notevole biblioteca
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    "SETTE ANNI DI STUDIO MATTO E DISPERATISSIMO"

    Nei primi anni di studi è istruito da precettori ecclesiastici (insegnanti sacerdoti), Leopardi, essendo un BAMBINO PRODIGIO, continua gli studi da solo, rinchiuso nella biblioteca di famiglia.
    Impara alla perfezione il greco, il latino, l’ebraico, il francese (allora lingua nobiliare), si dedica alla filologia, traduce Omero, Virgilio, ecc. Studia la grande poesia italiana e approfondisce i filosofi illuministi. Compone opere colte. Ma sviluppa gravi problemi alla schiena e alla vista.
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    LA CONVERSIONE LETTERARIA

    Il 1816 è un anno di svolta. Leopardi ha una «conversione letteraria» e passa dall’«erudizione» giovanile, al «bello». Invia le sue prime poesie all’illustre letterato Pietro Giordani, che lo incoraggia.
    Inaugura lo Zibaldone (1817-1832) l’enorme diario cui affida appunti, progetti, riflessioni. Scrive le prime canzoni civili e le pubblica a Roma.
  • IL TENTATIVO DI FUGA

    Dopo una visita di Giordani, Giacomo prova a scappare di casa, avventurosamente, nel 1819, ma viene scoperto e fermato dal padre. Sentendosi prigioniero, cade in uno stato depressivo.
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    LA POESIA SENTIMENTALE E LE CANZONI CIVILI

    Tra il 1819 e il 1822 sale la tensione con i genitori che lo vogliono avviare alla carriera ecclesiastica: sarebbe una beffa crudele, perché Leopardi è ateo. Giacomo vuole essere libero e indipendente. È un adolescente problematico e talentuoso, che vuole realizzarsi. La produzione poetica aumenta e sale di livello. Da una parte gli Idilli, ossia la poesia «sentimentale», come L’infinito, La sera del dì di festa, Alla luna; dall’altra, le grandi canzoni civili.
  • IL VIAGGIO A ROMA

    Nel 1822 Leopardi va a Roma, dagli zii materni. Questo viaggio tanto agognato, si rivela deludente. I grandi monumenti antichi non destano interesse; le donne romane, dice Leopardi, sono stupide e vanitose. L’unico momento di autentica commozione è in uno dei luoghi più spirituali di Roma: il Gianicolo. Lì, nel convento di Sant’Onofrio, Giacomo Leopardi visita la tomba del grande poeta Torquato Tasso (1544-1595), che tanto amava.
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    LE OPERETTE MORALI E IL PESSIMISMO COSMICO

    Nel 1823 torna a Recanati: scrive le Operette morali, opera in prosa, originalissima, composta di dialoghi filosofici sui temi più spinosi della condizione umana. Con le Operette, inoltre, inaugura un silenzio poetico di diversi anni. Leopardi entra nel “pessimismo cosmico”.
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    UN'ANIMA IN FUGA

    Nel 1825 è a Milano e lavora con l’editore Stella. Dà lezioni private, ma ha difficoltà economiche. Va a Bologna e poi a Firenze.
    Nel 1828 è a Pisa dove inizia a scrivere il ciclo dei Grandi idilli. Annuncia alla sorella questa novità: il silenzio poetico è finito.
    Perso il lavoro con Stella, deve tornare a Recanati per «sedici mesi di notte orribile». Qui scrive altri Grandi Idilli.
    Ricevuto un po' di denaro dagli amici toscani, G.L. lascia Recanati, il suo «natio borgo selvaggio».
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    ULTIMO SOGGIORNO A FIRENZE

    A Firenze, Giacomo stringe amicizia con Antonio Ranieri, affascinante scrittore napoletano, e s’innamora di Fanny Targioni Tozzetti. La donna lo rifiuta, forse dopo averlo illuso. Con questo rifiuto, dolorosissimo, Leopardi abbandona l’estremo degli inganni umani: l’amore. Nell’occasione scrive per lei il ciclo di poesie denominato Il ciclo di Aspasia, nome dato a Fanny come omaggio.
    Nel 1832, Leopardi scrive il suo ultimo appunto sullo Zibaldone, che conta ormai ben 5000 pagine.
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    NAPOLI: L'ULTIMA CITTA' LEOPARDIANA

    Nell’ottobre del 1833 Leopardi si trasferisce a Napoli insieme a Ranieri.
    Pur provato nel fisico, interviene nel dibattito culturale: si scaglia contro l’illusione del progresso e contro la cieca fiducia nella scienza.
    Contro i moti liberali del 1820-21 e 1831, scrive il poemetto satirico i Paralipomeni della Batracomiomachia.
    Si adopera poi per pubblicare tutte le sue opere in cinque volumi, ma la censura ecclesiastica blocca il progetto.
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    L'EPIDEMIA DI COLERA E GLI ULTIMI GIORNI

    Tra il 1836 e il 1837 Leopardi e Ranieri (e la sorella di Ranieri, Paolina) abbandonano Napoli per l’epidemia di colera e vanno a Torre del Greco alle falde del Vesuvio. Durante la permanenza, Leopardi compone due poesie straordinarie: La ginestra o il fiore del deserto (1836) e Il tramonto della luna (1837). Sono opere di grande sapienza e bellezza, e sono anche il suo testamento poetico e spirituale.
  • LA MORTE

    A Napoli, a soli 39 anni, Giacomo Leopardi si spegne tra le braccia del suo caro amico Ranieri.