-
Nell’antichità classica la trattazione del metodo di rappresentazione piana è riconducibile a tra autori principali:
Euclide (Optikè);
Lucrezio (De rerum natura), introduce il punto obscurum primo cenno al «punto di fuga»;
Vitruvio (De Architettura), il primo a descrivere la scaenographia (la tragica, la comica e la satirica) come rappresentazione teatrale scorciata poi ripresa nel Cinquecento da Sebastiano Serlio. -
Nel tardo medioevo è forte l’interesse verso i fenomeni della visione e della luce (ottico-prospettici). L’opera di Alhazen (965-1039) sull’Ottica diviene un caposaldo.
-
Nel XIII e XIV con gli influssi culturali del mondo arabo si rinnova in Occidente l’interesse alla pratica geometriae (Vitellone, Pekham, Leonardo Pisano (Fibonacci).
-
Nelle prime codificazioni rinascimentali, si operava una chiara distinzione tra:
la "perspectiva naturalis", che si occupava del fenomeno fisico della visione;
la "perspectiva artificialis", che indagava sulla rappresentazione dello spazio. -
Nel Quattrocento a Firenze si inizia a codificare la prospettiva lineare come un metodo scientifico capace di ridurre sul piano lo spazio:
Brunelleschi e le tavolette che ritraggono il Battistero e il Palazzo Vecchio in Piazza della Signoria descritte da Tuccio Manetti; -
Leo Battista Alberti con il De Pictura propone costruzioni abbreviate di ausilio ad artisti/pittori del tempo; "Descriptio urbis Romae", rappresentazione albertiana dela città di Roma.
-
Piero della Francesca, De Prospettiva Pingendi, per la prima volta suggerisce procedimenti rigorosi che combinano la pianta e l’alzato di un edificio con la piramide visiva.
-
Leonardo da Vinci, approfondisce l’illusione prospettica distinguendo: prospettiva liniale, di colore, di spedizione o aerea.
-
Nel Cinquecento vengono elaborati i primi manuali d’uso sul metodo:
Jean Pelerin in De artificialis perspectiva introduce il punto di distanza come punto misuratore delle rette perpendicolari al quadro;
Dürer pubblica ammaestramento sulla misurazione;
Jacopo Barozzi da Vignola (Le due regole della prospettiva pratica). -
Sebastiano Serlio (Trattato di architettura), riprende le intuizioni del
Vitruvio, il primo a descrivere la scaenographia (la tragica, la comica e la satirica) come rappresentazione teatrale scorciata. -
Nel Seicento, si determina una divaricazione tra gli interessi del mondo artistico-geometrico da quello matematico-analitico:
- Federico Commandino in Commentario al Planisfero di Tolomeo;
Guidubaldo del Monte in Perspectivae Libri Sex anticipa alcuni concetti fondamentali i punti di concorso, l’omologia di ribaltamento, il problema inverso, la teoria delle ombre. -
Pierre de Fermat, Descartes, Desargues (si deve a lui la prima formulazione dei "punti all'infinito"), Pascal, Bosse pongono le basi di quella che sarà, due secoli più tardi, la geometria proiettiva. La pratica della prospettiva è connessa all’arte del taglio delle pietre «stereotomia», all’astronomia, al rilevamento che sono le tematiche più dibattute nei circoli degli studiosi.
-
Il gesuita Andrea Pozzo, nel suo trattato Perspectiva pictorum et architectorum, propone chiare regole prospettiche per la costruzione delle scene che tanta importanza hanno avuto nella Storia della prospettiva e nel quadraturismo barocco.
-
Nel Settecento, il metodo prende il nome di proiezione centrale e assume piena autonomia al cospetto di altri metodi di rappresentazione.
Taylor Brook in New Principles of Linear Perspective e Lambert.
Giovanni Galli Bibiena con le rappresentazioni delle scene d’angolo illusorie del teatro barocco. La stereotomia di Frézier (1737), come preludio alla Géométrie Descriptive; -
Nel trattato di Monge si trovano i fondamenti del metodo di rappresentazione e poche applicazioni esemplificative, mentre è soltanto nei numerosi volumi del Journal de l’École Polytechnique (1795-1939)
-
Nell’Ottocento:
Poncelet pone le basi della moderna geometria con il Traité des propriétés projectives des figures;
Wilhelm Fiedler all’Università di Lipsia dimostrò la compiutezza del metodo restituendo sul quadro le entità geometriche fondamentali dello spazio, la sua opera "Die Darstellende geoemetrie" divenne un punto di riferimento per tutti i trattatisti che gli successero.