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Nel XVI secolo crebbe la popolazione europea di 20 milioni di abitanti. Erano infatti terminate le carestie e le epidemie dei secoli precedenti, di conseguenza crebbe il tasso di natalità. Si svilupparono consistentemente le città affacciate sull'Atlantico ma nonostante questo la maggior parte dei cittadini continuò a stare in campagna. A causa dell'aumento demografico crebbe la domanda di cibo, che era però superiore di gran lunga all'offerta e di conseguenza aumentarono i prezzi.
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Nel 1519, dopo la morte di Massimiliano d'Asburgo, il giovane Carlo d'Asburgo divenne imperatore dopo aver superato la concorrenza del re di Francia Francesco I comprando, tramite il prestito dei Fugger, il voto dei 7 principi elettori. Carlo voleva creare un impero universale, basato sulla superiorità dell'imperatore.
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Il re della Francia Francesco I fu uno dei nemici più rognosi che Carlo V dovette affrontare. Il principale terreno di scontro tra gli eserciti dei due fu proprio l'Italia. Il bel paese infatti aveva un'ottima economia ed era considerato all'avanguardia. Inizialmente la vittoria sembrava nelle mani di Francesco, quest'ultimo venne poi sconfitto nella battaglia di Pavia del 1525.
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Nel 1527 Francesco organizzò con l'aiuto di papa Clemente VII e la partecipazione di vari stati della penisola italica la Lega di Cognac, un vero e proprio fronte anti-imperiale. Questo scatenò le ire di Carlo, il quale mandò 12.000 lanzichenecchi a saccheggiare Roma. La città venne quindi depredata delle sue ricchezze e l'evento rimase nella storia.
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Filippo II, nato a Valladolid, fu uno dei due eredi dell'impero di Carlo. Egli stabilì come capitale del regno Madrid ed era convinto che il suo governo fosse una missione divina. Egli istituì otto consigli dipartimentali, e ognuno di questi aveva un suo specifico compito. Famose sono le sue persecuzioni contro i marranos e i moriscos (gli ebrei e i musulmani). Il principio che veniva applicato era la limpieza de sangre. Queste minoranze furono quindi costrette a lasciare la Spagna.
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Nel 1557 Filippo secondo pagò care le sue scelte politiche e fu costretto a dichiarare bancarotta. I marranos e i moriscos che egli stesso aveva espulso infatti erano persone che pagavano una ingente somma di tasse al regno in quanto gente che in gran parte era benestante. Filippo II si indebitò con i fugger e importò dalle colonie americane metalli preziosi, ma queste mosse non bastarono per evitare l'inevitabile.
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Le lotte tra Carlo V e Francesco I non cessarono: Francesco infatti si alleò con i nemici di Carlo: gli Ottomani e i principi tedeschi protestanti. I due non riuscirono però a vedere la fine della loro contesa: Francesco morì, mentre Carlo abdicò nel 1556 non soddisfatto di alcuni suoi progetti. L'impero venne diviso fra Ferdinando e il figlio Filippo II. Gli scontri andarono avanti fra quest'ultimo ed Enrico II, erede Di Francesco I. I due firmarono a Cateu- Cambrésis una nuova pace.
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Nel VI secolo i paesi bassi si svilupparono economicamente grazie al commercio, le attività artigianali e manifatturiere. Nelle province del nord era diffuso il Calvinismo, mentre in quelle del sud erano cattolici. Filippo aumentò le tasse su questi territori e a seguito di questo scoppiarono delle rivolte in tutte le città. Dopo aver tentato di reprimerle con le cattive maniere, Filippo decise di trattare riottenendo le province del sud. Quelle del nord invece proclamarono l'indipendenza.
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Parecchio diffuso in Francia era il calvinismo, il quale divenne per una parte dei nobili un escamotage per sottrarsi al centralismo monarchico. Alla morte di Enrico II le pretendenti al trono erano due famiglie: i Borboni (protestanti) e i Guisa (cattolici). Gli scontri tra le parti provocarono un gran numero di morti, ne è un esempio la strage di San Bartolomeo. Quando salì al trono Enrico di Borbone mise fine alle guerre di religione tramite l'editto di Nantes, che garantiva libertà di culto.