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Nel 107 a.C. dopo il conflitto contro Giugurta, salì al senato Gaio Mario un homo novus (cioè prima persona del suo nucleo familiare ad essere un senatore), principalmente dedicato a sconfiggere i numidi.
Durante la sua carica, fece numerose riforme in ambito militare: introdusse l'arruolamento volontario, fornì armi, equipaggiamento e una paga e divise le legioni in 10 coorti, trasformando il suo esercito in uno professionale e permanente, portandolo così a farsi rieleggere 5 volte consecutive. -
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Dopo le numerosissime vittorie di Gaio Mario, i popolari decisero di mettere in atto le riforme che aspettavano da tempo di essere realizzate.
Nel 100 a.C. Saturnino emanò una legge per i veterani militari, a cui esso assegnava delle abbondanti estensioni di terra.
Questa legge però, rese ostili gli ottimati creando delle numerose rivolte che il senato fece reprimere con l'uso della forza. Mario, costretto a prendere questa scelta, fu abbandonato dai i suoi sostenitori e si abdicò. -
Dopo l'abdico di Gaio Mario, le riforme continuarono e furono intraprese da Marco Livio Druso che prendendo spunto da alcuni progetti dei fratelli Gracchi, propose l'estensione della cittadinanza agli italici ma tale idea non fu accettata. Così il senato contrario alle sue idee, abolì la sua legge e lo uccise.
La sua morte scatenò la furia degli italici affamati della cittadinanza romana, portandola ad una guerra sociale che durò dal 91 a.C. al 88 a.C. -
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Gli italici, infuriati dal non ottenimento della cittadinanza romana, fondarono uno Stato Federale con capitale Corfinio, che seppe mettere in atto un esercito numeroso e addestrato contro Roma. Così Roma richiamò Mario al senato per guidare le truppe contro l'esercito Italico per poi togliergli nuovamente il potere e darglielo a Lucio Cornelio Silla, principale ufficiale di Mario durante la guerra contro i Giugurta. La rivolta fu sedata ma alla fine la cittadinanza agli Italici fu concessa.
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