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Fino al 1720 visse con il padre, frequentando a Perugia una scuola di gesuiti, per poi fare le scuola superiori a Rimini.
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Si trasferisce dalla madre e studierà Giurisprudenza presso l'Università di Pavia
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Dura poco anche la permanenza presso la casa materna; interrotti gli studi fuggì su una nave, al seguito di una compagnia di comici. Ha inizio una vita un pochino dissoluta.
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Nel 1731, dopo la morte del padre, deve sobbarcarsi il mantenimento della madre, così ottenne velocemente la laurea presso Padova, divenendo avvocato.
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Incontra a Venezia, vera patria del teatro in Italia, il capocomico Giuseppe Imer da cui ottenne il placet per scrivere per il teatro. Potè finalmente dar libero sfogo alla sua vocazione per il teatro. Infatti si diletterà in più generi, ma fu subito chiaro che il suo talento per la rappresentazione comica fosse preminente. Segnerà una vera rottura con la Commedia classica italiana, riformandola con garbo e gradualità.
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Goldoni diede vita alla prima commedia interamente scritta, abbattendo la tradizione della Commedia dell'Arte, basata su canovacci improvvisati e su maschere stereotipate. Mette per iscritto "La donna di garbo". La prima assoluta andò in scena al teatro San Samuele.
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Venendo a mancare un'indipendenza economica, è costretto a lasciare Venezia per debiti; a Pisa riprende l'attività forense. tuttavia non smise di scitturare, ne di rimanere in contatto con il mondo del teatro.
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A Livorno potè incontrare il capocomico Girolamo Medebach, il quale gli offrì un contratto ben remunerato per scrivere un certo numero di commedie l'anno. Allora decise di abbandonare l'avvocatura.
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Goldoni non rappresentò il tradizionale autore di alto ceto o foraggiato da un signore o da un mecenate. Lui fu precursore degli intellettuali borghesi dell'800, attenti al mercato e alle tendenze del pubblico; era un pubblico eterodosso che andava accontentato, utilizzando più registri linguistici e solleticando i suoi gusti difficili da soddisfare. In caso contrario a rimetterci sarebbe stato Goldoni stesso, perchè il suo successo ormai procedeva a braccetto col successo sul mercato.
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E' la prima commedia senza maschere e non in dialetto.
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Commedia di carattere; prima opera con protagonista una donna, Mirandolina, donna bella e affascinante, ma non la tipica maschera. Portare in scena una donna che sbeffeggia gli uomini è principio molto democratico, fin troppo libero anche per gli intellettuali illuministi. Mirandolina, proprietaria affascinante di una bottega fiorentina, farà innamorare tanti uomini, ma sarà poi lei a scegliere l'uomo giusto. Sposerà un modesto borghese, in linea coi principi di realismo che Goldoni trasmetteva.
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Ruppe col Teatro Sant'Angelo e si spostò al San Luca dove non visse un periodo felice. Per vincere il talento dell'antagonista Chiari, abbandonò anche la sua puntuale aderenza al reale e alla rappresentazione immediata, optando per alternative esotiche e avventurose.
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Al Sant'Angelo per la compagnia di Giuseppe Medebach scriverà in un anno sedici commedie, incontrando il gusto del pubblico e continuando la riforma della commedia. Proprio a Venezia ebbe inizio la sfida teatrale col suo grande antagonista, giovane e spregiudicato, Pietro Chiari. Inizia a frequentare ambienti illuministi veneziani.
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Goldoni conosce Scipione Maffei, autore illuminista e studioso di storia. Maffei lo incoraggia a riformare il teatro veneziano.
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Ruppe anche con il San Luca. Vinto dalla critica di un pubblico che sembrava non apprezzare plot e figure riformate a favore della vetusta e favolosa realtà inscenata dalla Commedia dell'Arte, si trasferisce a Parigi. Anche a Parigi non visse momenti felici, perchè il pubblico sembrava legato ancora alla commedia del passato. Allora dovrà riciclarsi e adattarsi ad un vecchio stile buffonesco, in parte mimico, che nascondeva e celava il tentativo di impressionare la realtà sul palco.
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Goldoni si trasferisce a Parigi su invito di Madame de Pompadour, mecenate e figura di spicco dell'Illuminismo francese.
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Nel 1771 ottiene un discreto successo con un'opera vicino allo stile di Molière, "Le bourru bienfaisant"- Il berbero benefico.
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A Parigi, dopo avere prestato servizio alla corte francese come precettore della prole dei regnanti, Luigi XV e Luigi XVI, ottenendo una pensione generosissima, pubblicò le "Memoires".
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Diviene maestro italiano della prole di re Luigi XVI, ottenendo una discreta pensione, che gli venne revocata con l'inizio del Terrore.
Ridotto in miseria, morì a Parigi.