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Nerone, subito dopo l'incendio appiccato a Roma, doveva trovare un colpevole, così scelse di incolpare i cristiani; quest'ultimi erano un buon capro espiatorio dato che erano un gruppo molto chiuso e svolgevano riti e riunioni in privato, nonostante ciò, riuscivano a diffondere la loro religione.
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Quando Pietro e Paolo vennero giustiziati dopo essere stati accusati di incesto, orgia e cannibalismo, le comunità cristiane iniziarono a rendere segrete le loro riunioni, alimentando il clima di odio e di sospetto. Nonostante ciò, le comunità cristiane continuavano a moltiplicarsi, questo evento fu favorito dai martiri, che, dopo la morte, rendevano più popolare il culto.
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Dopo la rivolta degli ebrei iniziata nel 66, Tito riconquista Gerusalemme, che In quel momento smette di essere un centro di culto ebreo. Questo evento dà il via alla Diaspora, infatti, gli ebrei iniziano a formare grandi comunità e a disperdersi in tutto l'impero.
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Marco Aurelio, tramite l'editto, ordina sacrifici pubblici e riti purificatori per ottenere la protezione degli dei a seguito di un'incursione barbarica giunta fino ad Aquileia. Nonostante l'editto, I cristiani non riconoscevano comunque la discendenza divina dell'imperatore e rifiutavano di partecipare ai riti per gli dei pagani. A seguito del rifiuto dei cristiani, iniziarono a verificarsi degli eccidi ai danni di quest'ultimi.
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Decio, dopo aver sconfitto Filippo l'arabo, simpatizzato dai cristiani, decise di restaurare il vecchio ordine fondato sui culti tradizionali
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Decio emana un editto nel quale obbliga tutti gli abitanti dell'impero a comparire davanti a una commissione e a compiere un atto di culto per ricevere un attestato (Libellus). Chi si rifiutava di compiere il rito rischiava la condanna capitale.
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Da molti, la morte di Decio venne interpretata come un segno a seguito delle violenze contro i cristiani. Il suo successore è Valeriano.
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All'insorgere di una nuova crisi politica, economica e militare, Valeriano asseconda il popolo che chiede un capro espiatorio, attribuendo la colpa ai cristiani e alla loro negazione degli dei pagani.
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Nell'editto emanato da Valeriano nel 258, presbiteri, diaconi e vescovi vengono obbligati a offrire sacrifici agli dei romani. Inoltre, l'editto impedisce ai cristiani di riunirsi per celebrare il culto. A tutti i funzionari o senatori che avrebbero rifiutato questo editto, sarebbero stati confiscati i beni e sarebbero stati condannati ai lavori forzati.
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Galieno ordinò la fine delle persecuzioni, o a seguito della morte di Decio e di Valeriano oppure dopo aver visto che non paga politicamente, dato che i cristiani sono irriducibili.
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Dopo aver tollerato il cristianesimo, Diocleziano riprende le persecuzioni a seguito di un rito sacrificale turbato dai cristiani.
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Diocleziano, dopo aver devastato la cattedrale di Nicomedia, emana un editto contro i cristiani in cui proibiva le assemblee di quest'ultimi e ordinava di bruciare e testi sacri. Nonostante ciò il cristianesimo era troppo diffuso per essere fermato, però Diocleziano ci prova comunque, emanando due ulteriori editti.
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Dopo aver cercato di convertire i cristiani, Galerio si rende conto di come le persecuzioni non fossero servite a convertire i cristiani, così le ferma.
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Dopo il successore di Galerio, che tentò di nuovo di riprendere le persecuzioni, salì al potere Costantino che voleva mettere fine una volta per tutte a quest'ultime, garantendo la libertà di culto.