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La Francia era un paese popoloso. Ricco di vita culturale, prospero economicamente e forte militarmente. Stava per attraversare una crisi interna.
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Sale al trono Re Luigi XVI di 24 anni, ma ormai il principio della volontà assoluta del re, veniva messo in discussione dalle idee nuove dell'Illuminismo.
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I raccolti andarono male e alcune manifatture tessili di Lione dovettero chiudere e il prezzo del pane raddoppiò.
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L'evento venne preparato da quasi 40mila assemblee popolari che dovevano eleggere colore che avrebbe rappresentato il terzo stato a Parigi. Si accesero discussioni in tutto il paese. L'assemblea prepararono ben 60mila cahiers de dolèances, cioè quaderni di legnanze: testi in cui si raccontavano al re le sofferenze e le ingiustizie
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Il Terzo Stato e il Basso Clero si dichiararono Assemblea Nazionale Costituente: affermarono cioè di rappresentare l'intera nazione, alla quale intendevano dare una Costituzione.
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Il popolo sperava che il Re accogliesse le loro richieste, ma egli esitava. Ma il 23 giugno cedette alla pressione dei nobili e sciolse gli Stati Generali.
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Il 27 giugno cambiò idea e invitò alto clero e nobiltà ad unirsi alla nuova assemblea nazionale.
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Le sue vere intenzioni divennero chiare l'11 luglio: quel giorno il re licenziò Necker e fece affluire truppe su Versailles e Parigi.
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Il 14 luglio la ribellione divampò apertamente. I Parigini assalirono la Bastiglia, e dopo una breve battaglia la fortezza fu espugnata. La rivolta dalla capitale si diffuse a macchia d'olio nelle campagne.
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Il documento più solenne della Rivoluzione, simbolo delle sue migliori aspirazioni fu, la Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino emanata dall'assemblea nazionale