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Giustiniano si spense di vecchiaia nel Palazzo Imperiale la notte tra il 14 e il 15 novembre 565. Prima di morire non aveva fissato una regola per la successione, ma il ciambellano Callinico, presente al momento della morte, sostenne che Giustiniano, sul punto di spirare, avesse designato quale suo successore il nipote Giustino, che fu poi convocato a palazzo e incoronato dal patriarca di Costantinopoli.
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Nella primavera del 568 i Longobardi abbandonarono la Pannonia (Ungheria occidentale) per dirigersi verso l'Italia. I guerrieri, che viaggiavano a cavallo, erano seguiti da vecchi, donne e bambini caricati su carri, portando con sé i loro beni (masserizie e bestiame). Erano guidati dal re Alboino, che i Longobardi consideravano un eroe in quanto li aveva portati alla vittoria contro i Gepidi.
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Partiti dalla Pannonia nella primavera del 568, i Longobardi arrivarono nella nostra penisola nel maggio 569: la presenza delle donne e dei bambini aveva infatti rallentato la marcia.
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Alboino morì assassinato nel 572: l'istigatrice della congiura era sua moglie, la regina Rosmunda. Alla sua morte seguì un decennio di anarchia.
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i duchi si spartirono il potere governando autonomamente. L'anarchia cessò nel 584 con l'elezione di Autari, che riuscì a imporre la propria autorità sui duchi, i quali furono costretti a versare metà delle tasse raccolte nei loro ducati al sovrano.
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Dopo dieci anni di anarchia ducale divenne chiaro a molti dei duchi che continuare a combattere divisi li avrebbe infine portati alla rovina. Nel 584 numerosi duchi risolsero infine, sotto la duplice minaccia dei bizantini e dei franchi, di eleggere re Autari, figlio di Clefi. Uno dei motivi che spinse infatti i longobardi ad eleggere un nuovo re era quello della nuova alleanza fra bizantini e franchi, che univa le due grandi potenze dell’Europa contro i divisi e litigiosi duchi longobardi.
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Autari morì improvvisamente l 5 settembre del 590, probabilmente per avvelenamento. (non si conoscono i motivi e l'autore di questo delitto).
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Autari fu succeduto da Agilulfo, duca di Torino, che sposò la giovane vedova Teodolinda il cui ruolo politico viene oggi messo in grande risalto dagli storici.
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Dopo aver occupato l’area dell’odierno Friuli Venezia-Giulia, i Longobardi estesero progressivamente il proprio dominio su gran parte della Penisola, dando vita a un regno indipendente in grado di contrapporsi al dominio bizantino.
Questa situazione fu di fatto ratificata nel 603, quando l’Italia venne politicamente divisa tra la Romània (da cui prende il nome la regione dell’attuale Romagna) e la Langobardia (da cui, a sua volta, deriva il nome Lombardia). -
Nel 636 salì al potere Rotari. Il popolo longobardo era ormai profondamente diverso da quello che settant'anni prima aveva invaso l'Italia. Infatti da popolo nomade si era trasformato in popolo stanziale e aveva subito l'influenza della cultura e della civiltà romana.
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Fino al 643 i Longobardi non avevano avuto leggi scritte: esistevano soltanto delle consuetudini, tramandate oralmente dagli anziani. L'editto di Rotari fu scritto in latino, valeva solo per i Longobardi, stabiliva le pene previste per i vari reati e poneva le basi del diritto di famiglia.
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Nel 712 salì al trono Liutprando. Fu il periodo di massimo splendore del regno longobardo. Anche Liutprando promulgò un raccolta di leggi.
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In coincidenza con la fase di espansione territoriale ai danni dei territori bizantini, di Spoleto e di Benevento, Liutprando, in segno di distensione con il papato, riconobbe alla Chiesa il possesso del territorio di Sutri nel viterbese, celebre gesto passato alla storia come la Donazione di Sutri.
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La potenza militare dei Longobardi incrementò ancora grazie ai patti stretti con i Franchi e gli Avari, cosa che rese possibile al nuovo sovrano, Astolfo, conquistare la città di Ravenna, nel 750.
Tale azione però ruppe i delicati equilibri politici della penisola.
Infatti, Papa Stefano II chiese l’aiuto a Pipino il Breve, re dei Franchi, che tra il 754 e il 756 discese in Italia, ricacciando i Longobardi entro i loro precedenti confini. -